L’anno scorso sulle pagine dell’Observer è stato pubblicato a puntate una storia bella e complessa: “Zugzwang. Mossa obbligata” dello scrittore irlandese Ronan Bennett. Sull’onda del successo, il romanzo è rimbalzato nelle case editrici di molti paesi, tradotto nelle maggiori lingue: in Italia pubblicato da Ponte delle Grazie, pp. 293, 2007, euro 15,00. Zugzwang è in verità una parola tedescache significa “obbligato a muovere”. Negli scacchisi riferisce alla situazione in cui un giocatore si trova in difficoltà perché qualsiasi mossa si decida di fare, si può solo subire lo scacco matto: spesso si verifica nei finali di partita, quando il numero di pezzi sulla scacchierasi riduce. La storia universale e quella personale di ciascuno di noi racchiude dei momenti in cui non ci sono né vinti né vincitori: a soccombere, a cominciare dal morto assassinato iniziale, il direttore di un giornale, saranno in tanti in questa vicenda tutta doppi o tripli giochi, capaci di sorprendere anche il lettore quasi sino all’ultima pagina, ambientati in una città sull’orlo della catastrofe, della guerra e della rivoluzione, tra antisemitismo e comunismo nascente, tra servizi segreti deviati, bolscevichi, polacchi indipendentisti, uomini di cultura che non riescono sempre a capire quel che accade. Legato all’impostazione iniziale della storia a puntate da leggere su un settimanale, il romanzo è carico di colpi di scena continui, in cui il protagonista, il dottor Otto Spethmann, si tormenta per dipanare il filo oscuro delle relazioni. Sulla sua scacchiera, disputa una partita reale e una simbolica nel tentativo di organizzare e non farsi travolgere dalle strepitose forze politiche, storiche ed erotiche che turbinano intorno a lui. Tutti i protagonisti ruotano vorticosamente in questa storia avvolti nella calda e decadente Pietroburgo del 1914, in cui tutti tramano e lo Zar si trova al centro di una serie di complotti. Vi piacerà.