La vocazione di Valentina Cortese verso la poesia è nota, anche se non aveva mai affrontato prima del 2003  una serata centrata su frammenti di un discorso “amoroso” ed esistenziale, perché presa da impegni cinematografici e teatrali (dai film stranieri con Losey, Truffaut, Aldrich, ad Antonioni, Fellini, Zeffirelli e il lavoro  al Piccolo Teatro a fianco di Strehler e poi con Chéreau e Visconti).   Le serate su Testori e la Merini seguirono un percorso che sul filo della memoria dai lirici greci,  avvicinava D’Annunzio ai contemporanei  (Louis, Lorca, Prevert, Neruda, Radnòti, Schwarz, Macchi, Centinari, Dell’Agnese, Ronfani) con un supporto musicale che dal romanticismo approdava alla musica dodecafonica.   “La contrapposizione di due voci così diverse eppure complementari del Novecento, di questi  due grandi solitari, innamorati della vita, ci permette un viaggio iniziatico intenso e struggente” – così ne parla Fabio Battistini – “Il suono dell’arpa e del violoncello (per Testori), ci scorta e sparisce, lasciandoci sulla soglia del santuario; là, tolti i sandali, solo i versi nudi risuonano, quando è la voce della Merini a parlare…perché ”le più belle poesie si scrivono sopra pietre coi ginocchi piagati e le menti aguzzate dal mistero. Le più belle poesie  si scrivono davanti a un altare vuoto, accerchiati da agenti della divina follia”.  Nel foyer del Teatro Quirino verrà allestita una mostra fotografica dell’archivio privato della Signora Cortese. Teatro Quirino, via delle Vergini 7 – Roma – biglietteria 06.6794585