Sarà di scena fino al 7 dicembre al Piccolo Eliseo Patroni Griffi Un giorno d’estate, di Jon Fosse, diretto da Valerio Binasco, attore-regista tra i più apprezzati in Italia e per il triennio 2009 – 2011 regista stabile del Teatro Eliseo. Dopo Qualcuno arriverà e E la notte canta,  con Un giorno d’estate Valerio Binasco completa la trilogia dedicata a Jon Fosse.
Interpreti della pièce sono: Sara Bertelà, Elena Callegari, Fabrizio Contri, Federica Fracassi, Emiliano Masala.Testo potente, poetico e malinconico, Un giorno d’estate ci porta in una vecchia casa isolata affacciata su un fiordo per raccontare la fine di una storia d’amore, con un gioco teatrale che unisce presente e passato, angoscia e tenerezza infinita.La scrittura di Jon Fosse fa emergere i contorni dei personaggi attraverso delle vere e proprie partiture testuali che, con grande precisione, intrecciano parole e silenzi, detto e non detto, dicibile e indicibile. Se, come ha dichiarato Fosse, la sua arte poetica consiste nel “dire l’indicibile”, allora ogni parola viene caricata di significato ed esprime, più profondamente, un segreto. Le parole vengono quindi tessute con i silenzi: lo spazio del non detto, dei silenzi, delle pause è lo spazio del senso, e dei sensi, lo spazio in cui viene rivelato quello che non può essere (solo) detto. “Scrivere per me è più un atto musicale che intellettuale”, afferma infatti Jon Fosse, qualunque sia la forma: poetica, narrativa, drammaturgica.Tradotto in oltre venti lingue, considerato il più grande autore norvegese contemporaneo, Jon Fosse è poeta, narratore e drammaturgo di fama internazionale. Vincitore nel 1996 del Premio Ibsen, è stato rappresentato sui palcoscenici di tutto il mondo con grande successo di critica e di pubblico, tanto da essere considerato da molti l’erede contemporaneo di Ibsen.“I personaggi di Jon Fosse sognano  la vita come se l’idillio fosse possibile, salvo che ogni volta ne rimangono delusi e sono tentati dall’accidia. O meglio dall’accidia nella sua variante più nobile: la Melanconia.” Continua Valerio Binasco: “Uno dei due amanti si ammala di melanconia e diviene tristissimo o paranoico.  Il luogo progettato per essere “Io e Te” si trasforma così in un luogo di reclusione per persone accecate da sé stesse. La melanconia è un uomo che dialoga incessantemente con se stesso: e l’idillio finisce in una tragedia di solitudine”.