“Tutta colpa di Berlusconi”: non è l’editoriale di qualche giornalista impegnato nei dibattiti politici, ma il titolo dell’ultimo articolo di Susy Menkes, famosa nel mondo come la più grande giornalista di moda.
«Ci sono abbastanza vestiti impertinenti, sfrontati e sexy in questa città per alimentare uno dei party del presidente Silvio Berlusconi» scrive la signora Menkes sulle pagine del britannico Herald Tribune, e si accanisce in particolar modo contro Armani definendo le sue creazioni «sgargianti vestiti con reggiseno in vista, calzoncini corti e un look da giovane donna rampante pronta per il trampolino».A detta della giornalista, la colpa di questo abbigliamento troppo sexy adatto solo alle “veline”, cioè «le procaci, esibizioniste e poco vestite presentatrici tv che il signor Berlusconi ha inventato come magnate della televisione» sarebbe proprio del presidente del Consiglio. Ma l’antiberlusconianesimo dichiarato apertamente dalla Menkes non giustifica una simile stroncatura della moda sulle passerelle milanesi, definita da Mario Boselli, presidente della Camera della Moda Italiana, mai elegante come quest’anno.Appare quantomai lapalissiano come l’orgoglio anglosassone della giornalista sia stato ferito dalla sempre crescente popolarità del capoluogo lombardo come vero centro del fashion mondiale, come l’ha definito la stessa associazione non-profit americana “Global Language Monitor” di Austin, Texas, che ha stilato la classifica sulla base della presenza di parole chiave usate per le maggiori capitali della moda riscontrabili nei principali mezzi di comunicazione. Milano, dunque, entra prepotentemente nell’immaginario collettivo come sinonimo di stile, diventando un vero polo guida per tutto il corollario che gira intorno all’industria del fashion. Un boccone amarissimo per la Menkes, che vede crollare miseramente le quotazioni di Londra per lo stesso primato.«La realtà è che questa è una competizione tra fashion week – spiega Mario Boselli – quella di New York male, Londra non ha brillato. Ciò scatena i peggiori sentimenti». Si mettano l’anima in pace giornalisti campanilisti e non: è Milano la capitale della moda.