La solitudine dei numeri Primi.Regia: Saverio Costanzo Tratto dal libro di Paolo Giordano, vincitore del “premio Strega”nel 2008, il film narra le vite parallele di Alice e Mattia che tra dolorosi incidenti e sensi di colpa, crescono ricolmi di anomalie caratteriali che li renderanno compatibili fra loro e incompatibili con gli altri. La vita travagliata quindi, di due persone che nonostante le difficoltà e le strade differenti, non si perderanno mai di vista se non quando la cruda verità dei fatti aprirà i loro occhi all’orrore delle conseguenze della castrazione sociale alla quale si sono sottoposti. Costanzo ha firmato la sceneggiatura assieme allo stesso autore del libro cercando il più possibile di mantenere intatto l’intendimento del libro. Purtroppo, nonostante i bravissimi Alba Rohrwacher e Luca Marinelli, la visione risulta confusa, piena di flash-back disordinati e non annunciati che partono autonomamente durante lo svolgimento della storia principale. Che diventa essa stessa un flash-back di qualcosa che non è specificato, forse troppo triste per essere rappresentato. Un Horror sociale che prende spunti per lanciare piccole frecciatine contro gli stereotipi tipo di famiglia italiana. Sposandosi con una cripticità inutile, talvolta manierista, che rende il film comprensibile nella sua totalità solo a coloro che hanno letto il libro. Balada triste de trompeta Regia : Alex De La Iglesia La visione di un film come “Ballata triste de trompeta” è un “must” per ogni buon cinefilo che si rispetti. Nasce per esorcizzare gli incubi del regista, risalenti agli anni dell’assassinio di Carrero Blanco (1973), finisce per diventare un incubo allucinatorio di inaudita violenza che fonde il genere pulp e il grottesco. La storia, inizialmente lineare, vede un pagliaccio triste che lavora in un circo, costretto a prendere parte di un gruppo armato di rivoluzionari. La sua disfatta lo porterà ai lavori forzati, lasciando il figlio, vero protagonista del film, in balia degli eventi. Dopo la morte del padre, il ragazzo decide di seguire le sue orme e di lavorare in un circo come clown. L’amore per la trapezzista, la tristezza, l’odio per la felicità altrui, la frustrazione e in fine la vendetta lo trasformeranno in qualcosa di diverso… Dopo Ogro di Gillo Pontecorvo, De La Iglesia riesce a riproporre una Spagna franchista ai limiti dell’assurdo, tra locali intitolati al detective Kojak, crimini castristi e circhi, come sottofondo per la lotta tra due pagliacci, tra due sentimenti: la tristezza e la felicità. Notevole investimento sia per effetti speciali che per scenografie “Ballata triste de trompeta” ci insegna l’etimologia cinematografica di “imprevedibilità”, facendoci accorgere di quanto sia labile il confine tra giustizia, pazzia e repressione. The Town Regia Ben Affleck Noto soprattutto come attore di blockbuster, quest’anno Ben Affleck ha presentato a Venezia, dopo “Gone Baby Gone”(2007), il suo secondo lungometraggio da regista, dove è anche il protaonista: “The Town”. La città di Boston e precisamente il quartiere chiamato Charlestown, è teatro degli avvenimenti che vedono una banda di ladri professionisti,di cui Affleck è il capo, cimentarsi in tre rapine studiate sin nei minimi dettagli. Il tutto con un taglio del tutto realistico che pone la plausibilità della messa in atto al primo posto, regalando allo spettatore la possibilità di divertirsi nel congetturare sugli avvenimenti. The Town non è semplicemente questo: è un poliziesco, una spy story e una critica al sistema carcerario statunitense. Purtroppo come in tutte le vicende che vedono come protagonisti esseri umani, la questione sentimentale diventa sempre un elemento dominante in grado di mettere in difficoltà anche il migliore professionista. Non è semplicemente una questione di scelta tra amore o soldi, qui si tratta di un complicato puzzle etico e morale che il protagonista si troverà ad affrontare per cercare di rimanere coerente a se stesso senza deludere la donna di cui è innamorato o tradire gli amici .