Riccardo Cavallo ne cura ancora una volta la regia mentre la traduzione è di Simonetta Traversetti. Una rappresentazione all’insegna del senso effimero della felicità, in un mondo folle dove folle è l’amore. La notte di mezza estate è una notte magica in cui si contrappongono tre mondi: il mondo della realtà, il mondo della realtà teatrale e il mondo della fantasia. Un’opera in cui Shakespeare mostra la sua grandezza alternando canzoni e filastrocche, versi sciolti e parodie in un richiamo, forte, alla malinconia. La grandezza di Shakespeare, afferma il regista, sta nell’aver saputo coinvolgere tre mondi diversi, ciascuno con un suo distinto linguaggio: quello delle fate che alterna al verso sciolto, canzoni e filastrocche, quello degli amanti dominato dalle liriche d’amore e quello degli artigiani, nel quale la prosa di ogni giorno è interrotta dalla goffa parodia del verso aulico. Il mondo è folle e folle è l’amore. In questa grande follia della natura, l’attimo di felicità è breve. Un richiamo alla malinconia che accompagna tutta la vicenda.