Scialla. Ovvero “stai sereno”.Secondo alcuni deriva dall’arabo inshallah, per chi non è avezzo al linguaggio dei giovani romani il senso è “prenditela comoda”. E così definisce il suo film l’esordiente Francesco Bruni (esordiente regista ma esperto sceneggiatore):Mi piace l’invito alla moderazione, al quieto vivere, una sorta di manifesto poetico. La sostenibile leggerezza dell’essere. Come cantano i rapper Amir Issaa e Ceasar Production nell’omonimo pezzo che compone la colonna sonora: «Tutto a posto / Scialla sul tuo trono / scialla perchè qui vivi una volta sola / scialla ai miei problemi ci penso domani». Protagonisti un professore svogliato e apatico (Fabrizio Bentivoglio) e un quindicenne coatto (Filippo Scicchitano) con pochissima propensione allo studio. A causa di una convivenza improbabile i due si confrontano su un piano di valori sconosciuti fino a quel momento per arrivare al nucleo del film :il processo educativo di un ragazzo e la presa di coscienza di un padre assente e demotivato.«Avevo la sensazione, spiega Bruni, che nella cronaca si parlasse di padri solo per cose brutte: molestatori allontanati da casa, violenti. Mi sembra un ruolo in crisi, laddove la madri hanno sempre mantenuto la forza dell’amore universale. I padri non sono più i procacciatori di beni materiali, mi sembra abbiano perso di identità. Essendo io babbo mi veniva voglia di riscattarli».