La somma sapienza verdiana incanta la Città Eterna. Perchè in Otello c’è «tutto Verdi e l´Orchestra dell´Opera di Roma, formata da strumentisti pieni di cultura e istinto, è sveglia e pronta, non ha bisogno di tanti discorsi per capire ciò che deve fare». Così ha commentato il maestro, dopo il debutto teatrale romano. Si tratta di una tappa significativa, perchè Muti ha deciso di stabilire un rapporto di privilegio con l’Italia per 4 stagioni teatrali. Dopo l’Otello, infatti, sarà la volta di Ifigenia in Aulide di Gluck nel 2009, dell´Idomeneo di Mozart l´anno dopo e di un altro lavoro verdiano, ancora da definire, previsto per il 2011. Alla regia di tutta la produzione, nata come coproduzione tra il Teatro dell´Opera e il Festival di Salisburgo, è l’inglese Stephen Landridge, figlio del celebre tenore Philip, mentre George Souglides si occupa della scenografia ed Emma Ryott dei costumi.Al debutto romano il baritono Giovanni Meoni, nel ruolo di Jago, mentre i protagonisti, il lettone Alekandrs Antonenko, nel ruolo di Otello, e la straordinaria russa Marina Poplavskaya, nella parte di Desdemona, sono gli stessi che cantarono a Salisburgo. Mutuato dallo stesso cast anche il mezzosoprano Barbara Di Castri, nel ruolo di Emilia. Una grande interpretazione, quella romana, sullo sfondo di un’ampia finestra su cui scorrono immagini astratte e dove ci si muove su una pedana inclinata che si spezzerà solo con l’uccisione di Desdemona. E tutto il controllo è nella bacchetta del maestro Muti, con il suo controllo formidabile dell’orchestra, intensa, drammatica, commovente, sempre fortemente comunicativa.