Al suo terzo lungometraggio Cristian Mungiu si conferma come una dei migliori autori del cinema contemporaneo. Il suo Oltre le colline, da poco uscito nelle sale italiane, gli è valsa la Palma d’Oro per la Migliore sceneggiatura all’ultimo Festival di Cannes. Dopo il precedente 4 mesi, 3 settimane e 2 giorni (pellicola per cui ha vinto la Palma d’Oro nel 2007), Mungiu torna con un film liberamente tratto dagli avvenimenti accaduti nel 2006 all’interno del Monastero di Tanacu in Romania, dove una giovane donna in visita a una novizia venne sottoposta ad un esorcismo che le provocò la morte. Protagoniste di questa storia sono Alina e Voichita, due donne con un passato difficile ed un presente senza speranza per la prima, rivolto ormai solo alla religione per la seconda. Mungiu ha scelto le due giovani attrici rumene Cosmina Stratan e Cristina Flutur per impersonare rispettivamente Voichita e Alina. Entrambe esordienti sul grande schermo, la loro toccante interpretazione ha colpito la giuria del Festival di Cannes che ha deciso di premiarle con la Palma d’oro come Migliore attrice.
 La storia su cui è incentrato Oltre le colline continua a generare discussioni e riflessioni su come sia possibile commettere errori in nome della fede. Le mura del Monastero di Tanacu racchiudono un microcosmo in cui l’amore e la libertà di coscienza vengono repressi da un certo modo di vivere la religione che si allontana dalla vera essenza della Cristianità. La scena in cui le novizie chiedono ad Alina di leggere la lista dei 464 peccati stilata dalla Chiesa Ortodossa, condensa in pochi minuti uno dei temi principali del film: l’indifferenza. Mungiu vuole far riflettere lo spettatore su come un atteggiamento bigotto possa offuscare la mente e impedire uno sguardo limpido su ciò che ci circonda.  Dopo essersi spogliata dei suoi pochi averi, Alina decide di rimanere vicino alla sua amata Voichita. Questo amore puro, questa richiesta d’aiuto non viene compresa dagli “abitanti” del monastero che vedono nella sofferente Alina un’incarnazione del Male. Mungiu attraverso una storia connotata all’interno di una nazione e una comunità ben precisa travalica i confini nazionali donandoci una storia dal respiro universale. Le colline di Mungiu, parafrasando Giacomo Leopardi, sono come la “siepe che da tanta parte dell’ultimo orizzonte il guardo esclude”: solo oltre le colline potremo trovare la nostra libertà.