Il 6 novembre approda nelle sale italiani Nemico Pubblico di Michael Mann. Protagonista dell’attesa pellicola è Johnny Depp, capace di riportare in vita il bandito John Dillinger le cui imprese criminali hanno affascinato gli Stati Uniti distrutti dalla Grande Depressione del ’29.Una figura entrata nella leggenda, quella di Dillinger, perché capace di mettere a segno colpi sbalorditivi ed audaci evasioni dal carcere. Le sue “imprese” distolsero gli americani dai loro stenti quotidiani. Il primo Nemico Pubblico Numero Uno d’America servì ad Hoover nel trasformare il suo Bureau of Investigation in quello che oggi tutti conoscono come FBI.Vero rivale di Dillinger fu l’Agente Melvin Purvis. Reso magistralmente da Christian Bale, l’attore è riuscito ad evidenziare il conflitto di un uomo che, nonostante fosse considerato un eroe dalla stampa, fu costretto a “sporcarsi le mani” pur di riuscire nel suo intento. Ma la morte di Jackrabbit, questo il soprannome di Dillinger, non fece che crescerne la fama tanto che i presenti al suo omicidio immersero fazzoletti nella pozza lasciata dal suo sangue come macabri souvenir del loro eroe.Ieri Michael Mann ha incontrato la stampa italiana. Di seguito alcune delle battute scambiate con i giornalisti. Il suo è un cinema della sfida, che ancora una volta ci propone un confronto tra due uomini che seguono ideali diversi. Come è riuscito nel 2009 a fare un film classico e così sperimentale al contempo?
Non so bene come questo film si inserisca nella mia filmografia. Io sono stato molto affascinato dal concetto di questa vita che ha brillato per un tempo brevissimo. Mi sono molto interessato all’idea di immaginarla e, se possibile, di immergere il pubblico all’interno dell’esperienza di un personaggio come Dillinger cercando di riportarlo in vita. Durante le riprese avete avuto in mano gli oggetti di Dillinger. Come è nato il film, vi siete ispirati a cose vere, per le leggende siete andati a scavare o vi siete solo attenuti al libro?
Per me l’imperativo era riuscire ad essere dettagliato per riportare tutti nel 1934, in quel momento a quella specifica ora, far sentire che quel personaggio era vivo…volevo riportare in vita il presente che è un passato ma con una simulazione molto forte, in modo che noi del pubblico potessimo viverla come una realtà. Ai tempi di “Collateral” ha dichiarato che era molto faticoso girare con attrezzature così ingombranti. Oggi è diverso, è per questo che usa il digitale? O solo per restituire quel senso di immediatezza, come ci ha detto?
In effetti è diventato più semplice, ma per me il vantaggio principale è ciò che il digitale mi consente di fare, 8-9 volte di più che con la pellicola. Lì bisogna sottostare alla chimica, qui ho più capacità di intervento, una qualità che punta al dettaglio, ma il digitale è utilizzabile anche in modo che non si veda la differenza con l’analogico. Il che, però, non significa che non tornerò alla pellicola, che mi piace molto.Cosa ha chiesto a Depp e Bale per il faccia a faccia? E in generale, come lavora con gli attori?
Lavoro in maniera tradizionale, faccio sì che si immergano nel personaggio, che ci siano esperienze che li trasportano in quel momento e li facciano pensare come loro. E loro sono straordinari e immediati. Noi abbiamo cercato di apprendere il più possibile da quello che avevamo: con Johnny siamo andati a Crown Point mentre con Bale, abbiamo cercato di trasformarlo realmente in un aristocratico del Sud degli anni ’30 come era Purvis.