Lo spettacolo è il momento conclusivo del lavoro di palcoscenico e delle riflessioni che il direttore del settore Teatro della Biennale di Venezia ha sviluppato nei mesi scorsi sulla necessità del recupero della parola, sulla affabulazione, sul racconto, sull’oralità che nel Mediterraneo ha avuto la sua esperienza più alta nei racconti de Le Mille e una Notte. Da qui è partito lo spettacolo di Scaparro che ha affidato al grande poeta libanese Adonis il compito di esprimere con la sua forza poetica il “sentimento di Baghdad” e che ha anche curato l’adattamento di alcuni significativi racconti de Le Mille e una Notte.Massimo Ranieri sarà un Sindbad che dal passato torna nella Baghdad martoriata di oggi, evocata anche dalle più vicine “cronache” scritte da Massimo Nava, lo scrittore e giornalista per molti anni corrispondente di guerra da Bagdad. Proprio per la naturale commistione del cunto mediterraneo di parola, musica, danza, Scaparro ha voluto nello spettacolo attori, danzatori e musicisti tutti provenienti dal bacino del Mediterraneo fra i quali spicca la presenza di Eleonora Abbagnato, la prima ballerina dell’Opéra di Parigi che, con Adriana Borriello, coreografa dello spettacolo, ha voluto affrontare una particolare sfida artistica legata ai nuovi linguaggi della danza contemporanea; e la partecipazione di Tadayon Pejman, prestigioso suonatore persiano di oud e setar.Completano lo spettacolo le musiche originali di Mauro Pagani, i costumi di Santuzza Calì e le scene di Daniele Spisa. “Se potessi oggi dire che cosa mi aspetto – ha sottolineato Scaparro – dal lavoro che, con fatica e passione, stiamo in questi giorni sviluppando, mi piacerebbe ricordare quello che un giornalista ha scritto alla fine del laboratorio veneziano dei mesi scorsi: “Mille e una Favola salvano la vita. Lo ha detto Shaharazade. Mille e una bugia distruggono una civiltà. Lo dice la politica”. “È così che Baghdad da città fiabesca è diventata città tragica (e non solo Baghdad), ricorda ancora Scaparro. Polvere di Baghdad significa anche speranza di potere umanamente, con le nostre povere utopie, provare a cambiare lo stato delle cose. È anche l’utopia necessaria di Adonis, quando scrive: “verrà un tempo tra la cenere e la rosa/ si estinguerà ogni cosa/ rinascerà ogni cosa/ pace alla rosa delle tenebre e della sabbia/ pace a Baghdad.”