Così come ci racconta Massimo De Rossi Ennio Flaiano scrisse Melampo, in forma di sceneggiatura, tra il 1933 e il 1967. In quel periodo lo scrittore viveva negli Stati Uniti, deciso a dirigere personalmente, e per la prima volta, un film tutto suo (Melampo), evitando la mediazione di un produttore.Accadde invece che, dopo molte traversie non riuscì a realizzare il progetto cui tanto teneva. A noi ha lasciato un testo che, per la sua struttura, la storia e i contenuti si adatta magnificamente a una rappresentazione teatrale.  Dopo la scomparsa dello scrittore, così spesso mal ricambiato dai suoi contemporanei, riteniamo che, la realizzazione di questa commedia possa segnare, non solo il recupero di un’opera “inedita” di straordinaria poesia e importanza, ma anche l’occasione per compiere una doverosa rilettura di un intellettuale tra i più significativi del Novecento. Il nostro vuole essere un gioioso omaggio a Ennio Flaiano: lo facciamo con tutto il rispetto e la discrezione necessaria a non forzare troppo quella che fu la sua innata caratteriale riservatezza, la sua accesa sensibilità.  Con Melampo, Flaiano si rivela scrittore «inquietante e insinuante», per usare le parole di uno scrittore della stessa razza,Giorgio Manganelli. Rileggiamo Flaiano, scrittore leggero, di grazia, profondo, ironico e, per dirla alla Savinio, sbagagliato come l’amato Stendhal. Roma.Teatro IndiaDal 19 al 31 ottobre