«Mettiti seduto e scrivi. Travestito è colui che si veste da donna per il proprio piacere o anche per quello di qualcun altro. Transgender è colui che si traveste perché vorrebbe essere proprio colei, anche nell’aspetto. La drag invece lo fa per il palco, per lo spettacolo». Questo è quanto Maryza, la drag queen (artista che indossa abiti maschili) protagonista di Memorie di una drag in scena fino al 4 marzo al teatro Agorà, tenta di spiegare al giovane Giacomo, che di tutta la faccenda recepisce soltanto il tratto comune del travestimento. Ma è proprio la ricerca del dialogo per una reciproca conoscenza che anima l’intenzione di questo spettacolo. Per le nuove avventure della drag queen creata da Laura Canestrani e Gianluca Reina si è scelto un canovaccio semplice reso brioso da un umorismo intelligente e da un gioco degli equivoci  decisamente riuscito. Maryza è appunto una drag queen di mezza età con la passione per Liza Minelli che finisce per essere assunta da Luisa, giovane donna ossessionata dalla carriera a cui sta sacrificando tutto. Compreso Giacomo, il suo compagno, che sarà insidiato dalla perfida arrivista Benedetta. La nostra eroina, con l’aiuto dell’inseparabile nonché svampita Tina, cercherà di salvare questo amore e in contemporanea le proprie sorti artistiche.  A rendere però tutto più speciale è la partecipazione allo spettacolo di due vere drag queen, La Karl Du Pignè e Marlene, che prendono per mano lo spettatore e lo accompagnano nel loro mondo, l’universo ancora in parte sconosciuto di coloro ai quali la comune distinzione uomo/donna va decisamente stretta. E con la risata vengono indicate le porte per questioni più serie che riguardano l’ambiente trans, come la prostituzione, la droga, l’omofobia e anche l’eterno dilemma “operazione o non operazione?”. Tema di fondo è quello delle moderne trasformazioni sociali che stanno portando scompiglio nella tradizionale divisione dei ruoli e dei generi. Tutto si mescola e la bussola comincia a perdere colpi. Luisa incarna la donna emancipata all’estremo, tanto da diventare una caricatura maschile. E l’aiuto per riscoprire la propria femminilità arriva proprio da Maryza e Tina che biologicamente parlando non dovrebbero saperne e invece sono molto più donne di lei. Le musiche scelte per la colonna sonora aggiungono quel pizzico di ironia che non guasta, e che provocano il coro dalla platea sintomo che lo spettacolo piace.  Gli attori sul palco convincono tutti ma una menzione speciale la meritano l’emozionata La Karl Du Pignè, davvero giusta per la parte della drag di mezza età tranquilla e generosa, ma soprattutto Marlene. A lei sicuramente l’oscar come migliore attrice non protagonista. Animale da palco, regala al suo personaggio Tina una carica dirompente. Spumeggiante, spassosa è l’aspetto burlone e caricaturale della pièce ed aiuta a tenere lontano il pericolo del banale sentimentalismo. Un plauso ulteriore per il suoi abiti e la sua abilità nel camminare e ballare su veri e propri trampoli! Cosa che ha reso ammirata e devota l’intera rappresentanza femminile in sala.