Così, la penna di Giuseppe Manfridi ha voluto recuperarla, in tutta la complessità di un’esistenza segnata di successi e felicità ma anche di delusioni e declino. Un percorso a tappe al quale Pamela Villoresi rende il corpo e la passione per alimentare il mito della donna solitaria e fatale, intelligente ed indipendente, con una forte carica sensuale e un altrettanto forte ambivalenza di genere. Sulle note di Lilì Marlene, l‘interpretazione dell’attrice si completa ed integra prepotentemente all’intonazione musicale per uno spettacolo nel quale le canzoni ricompongono pienamente il quadro di un’epoca dolorosa, segnata dalla guerra. Attraverso le città di Londra, Berlino e Toronto dove la storia è ambientata, la vicenda umana ed artistica dell’Angelo Azzurro compie la sua parabola che il regista Maurizio Panici ha intenso come una riflessione sulla necessità di creare “miti” a fronte della storia di una donna invece fragile anche se indistruttibile. Una danza di morte di strindberghiana memoria costruita in uno spazio mentale dove la protagonista ritrova le figure per lei più importanti: il suo grande pigmalione – Joseph Von Sternberg, il musicista amato – Burt Bacharach, la figlia – Kater ed il loro legame difficile e conflittuale. A chiudere la commedia, un colpo di scena: il ritorno di un simbolico Mefistofele al quale Marlene si offrirà come ad un seducente e pericoloso Faust. Roma, Teatro Quirino
dal 5 al 17 maggio 2009