Uno schizzo di un passato che mai sarà. Gli anni del fascismo trionfante e l’incedere dell’adolescenza. Maggio 1936, Leo Piccioni ha appena superato l’esame di maturità. Ha una famiglia medio borghese che più noiosa non si può. Ma per fortuna c’è la zia Ester. Per edizione Feltrinelli, il nuovo intenso romanzo di Marco Archetti, “Maggio splendeva”, pp. 280, euro 14,00.
Mitica zia Ester: matura signorina con molta pratica del mondo, dei suoi segreti incipriati di una femminilità a suo modo libera e ribelle, legge Freud in originale. E ha grandi idee in testa. Idee che arrivano quando scopre che il nipote ha, non si sa come, il potere di far scomparire le cose. E le persone. Durante una gita in campagna, Leo ha sorpreso la bella Argentina, e l’amico suo, Adriano, abbandonarsi appassionatamente. Ha guardato Adriano con intensità e collera e lui è sparito. Leo ha poi riprovato con portacenere e soprammobili e si è confidato con zia Ester. E zia Ester l’ha trasformato in mago: malgrado l’opposizione familiare, gli ha costruito una carriera nei teatri d’avanspettacolo. Ma dove finiscono gli oggetti che spariscono? Dov’è finito Adriano? E che ne è stato di Argentina? E se tanta magia fosse messa al servizio di un progetto politico?
“Maggio splendeva” è un gustoso romanzo, sceneggiato ad arte, piacevole ed appassionante: un gioiello incastonato nella biblioteca di famiglia, un amico da risvegliare e con cui confidarsi. Le tante simpatiche osservazioni ironiche concedono uno sguardo, raffinato e consapevole, dell’Italietta sempre presente che ci portiamo dietro. I personaggi sono la quintessenza del romanzo, più grandi delle pagine in cui hanno vita: il padre Aristide, uno strano miscuglio tra un umanista e uno scienziato da camera, la madre Iris, la più convenzionale delle donne di casa, la cameriera Maria innamorata di un militare veneto. Nel cuore restano soprattutto loro: zia Ester e suo nipote Leo e la strampalata idea di far sparire il duce. La vera avventura, infatti, comincia allora.