L’imprevedibile casa di Paola Navone è sospesa al primo piano di un hangar in zona Tortona. Sotto una copertura in zinco piegato, che rimanda tanto ai tetti haussmaniani quanto all’architettura industriale, si sussegue una serie apparentemente infinita di wunderkammer comunicanti, da esplorare spostando lo sguardo di dettaglio in dettaglio.
Architetta, designer, interior decorator e art director, Navone ha riunito in questo grande contenitore gli oggetti “incontrati strada facendo” durante i suoi lunghi viaggi di lavoro nomade e li ha raccolti in collezioni che non finiscono di stupire per l’arditezza degli accostamenti, che affiancano ceramiche francesi, teste di cartapesta raccolte in strada a Singapore e utensili giapponesi disposti come sculture.
Ogni stanza, a partire dal lungo corridoio-galleria, è una vetrina che contiene storie e meraviglie. La passione per l’accumulo diventa una vera e propria installazione nella stanza da letto, al cui centro si erge un’incredibile parete – plasmata in altorilievo da una miriade di manufatti ceramici in mille sfumature di turchese – che avvolge la sala da bagno.
Anche nella zona più intima della casa è tutto un susseguirsi di colpi di teatro che, in un crescendo surreale, conducono dai lavabi ricavati da vasi di terracotta che sorreggono wok in alluminio fino alla sagoma neo-ottocentesca della vasca Admiral Lux, avvolta in uno splendido guscio di ghisa pulimentata a mano.
Project by Paola Navone, Otto Studio
Photos by Enrico Conti