Era l’anno della nevicata a Roma, quella del ’56, anno in cui prende corpo la storia de “L’ebreo”, premio Siae – Eti – Agis. Era da un po’ che io e Gianni ci inseguivamo: quel suo saper raccontare storie, semplicemente storie, quel suo amore verso il dialetto romano, alzato finalmente a lingua, erede di Monicelli, Risi, ma ancor più di Age e Scarpelli e di Suso Cecchi D’Amico. E così, io che amo la drammaturgia contemporanea, sempre pronto a creare i classici del 2000, resto folgorato da Gianni e parto con “L’ebreo”. Così il regista spiega la genesi della messa in scena della pièce interpretata da Ornella Muti con Duccio Camerini, Mimmo Mancini Negli anni ‘40, con l’entrata in vigore delle leggi sulla discriminazione razziale, emanate dal regime fascista, molti ebrei, presagendo un destino incerto, avevano pensato di mettere al riparo i loro beni, da presumibili espropri, intestando le loro proprietà a prestanome fidati di razza ariana. Marcello Consalvi, al tempo oscuro ragioniere, è stato uno dei fortunati beneficiari. II suo Padrone gli ha intestato tutte le proprietà. E’ ricco e vive con la moglie Immacolata nello splendido appartamento del Padrone nel ghetto ebreo di Roma. La vita borghese della coppia è improvvisamente sconvolta, dopo 13 anni, da qualcuno che bussa alla loro porta. Teatro NuovoPiazza San BabilaMilano Tel. 02.76000086Dal 29 marzo al 3 aprile 2011