Una goccia entro cui leggere un mondo antico, appassionante e vitale, lungi dal morire. Giochi geometrici negli specchi d’acqua delle risaie restituiscono nelle loro infinite prospettive un mondo matriarcale dove le donne sono le assolute protagoniste. Ne Le stagioni dell’acqua, (Longanesi, pp. 270, 16,00 euro), Laura Bosio c’incanta per la perfetta combinazione storica e di sentimenti umani e storie di fantasia con notizie, curiosità, citazioni, orali e cantate, il tutto reso con una scrittura misurata, delicata e attenta. In un marzo nevoso, la vecchia proprietaria della tenuta, la Torricella, convoca a sorpresa la ex nuora, una giovane donna, interprete giramondo, in cerca di una passione e di un’identità. E il loro incontro mette in moto in poco meno di una settimana, sentimenti, ricordi, catene di vicende, fino a un nuovo, inaspettato amore: “L’ultimo ricordo che ho di lei è un mondo capovolto […] Vedendomi arrivare aveva lanciato una delle sue occhiate ferme. “Hai deciso di goderti il sole?” le avevo detto. Con lei era proibito parlare di malattie. “Cosa vuoi”, aveva risposto, “non muoio…” Già, non moriva, come la sua campagna.” Accanto a loro, una costellazione di personaggi di grande spessore emotivo, di vite vere e immaginarie radunate intorno a una campagna bellissima e unica sullo sfondo delle campagne vercellesi, delle risaie, delle mondine rese celebri dal film Riso amaro con Silvano Mangano. Una scrittura felice e sapiente per un libro che merita di essere letto perché regala forti ed intense emozioni.