A Capri, all’inizio del secolo scorso, il più attivo circolo rivoluzionario russo si ritrovò unito, in esilio, intorno alla leggendaria figura dello scrittore Maksim Gorkij. Tra loro c’era il filosofo Alexander Bogdanov, intellettuale di spicco del partito bolscevico, allora più conosciuto e stimato dello stesso Lenin. Il gruppo di esuli “Capresi” era il più accreditato a scrivere il destino del popolo russo oppresso dallo zar. Sull’isola di Capri, gli esuli russi lavorarono, studiarono e complottarono per sette anni. Qui, nel 1909, aprirono la prima Università rivoluzionaria della storia, conosciuta come “La Scuola di Capri”. Ed è sempre qui che svilupparono un sistema di pensiero dove il Socialismo e la Religione potevano essere conciliati. Molti tra gli intellettuali più influenti e i rivoluzionari più attivi raggiunsero Capri. Anche Lenin arrivò, non poteva mancare: l’isola era diventata il più importante obiettivo delle attività e dei fondi del partito bolscevico. Ma la sua visione della rivoluzione e quella dei “Capresi” erano troppo divergenti. Paradossalmente, fu proprio sulla mondana isola di Capri, tra i magnati, i sovrani, i dandy e gli artisti decadenti, che si giocò la partita decisiva per il futuro della Russia e del mondo intero.Note di regiaIl nome di Gorkij mi era familiare già nella prima infanzia. Villa Pierina, l’ultima residenza dello scrittore russo a Capri, è la stessa casa dove sono cresciuto. Mio nonno Alfonso allontanava con modi bruschi i curiosi che si affacciavano al cancello. “Perché? ” gli chiedevo. E lui, con molta più pazienza di quanta non ne avesse con i curiosi, mi spiegò la storia della casa in cui viveva. Era la stessa in cui era vissuto il grande scrittore Maksim Gorkij.
Molti anni più tardi, dopo il crollo dell’Unione Sovietica, i muri rossi di quella casa mi tornarono in mente sempre più di frequente, così come le foto dei rivoluzionari, dai baffi e dalle barbe lunghe, sullo sfondo del mare calmo. Già da tempo, la mia immaginazione era riuscita a inserire perfettamente operai e intellettuali russi nello scenario caprese di inizio secolo.
La storia di quella casa non appartiene solo alla mia sfera autobiografica e quello che accadde a Capri all’inizio del 1900 non è stata una semplice appendice all’interno del movimento rivoluzionario.
La Scuola di Capri ha rappresentato un momento di autentica alterità del pensiero marxista e sarebbe potuta divenire una  reale alternativa al dirigismo sovietico. Ora che molti studiosi sono impegnati a riscrivere le pagine delle rivoluzione russa, da nuove prospettive e con nuovi documenti (in alcuni casi da poco desecretati),  mi è stato possibile dare corpo, con questo documentario, a una storia occultata e falsificata negli anni per moltissimi anni.
Il lavoro di ricerca, sulle tracce di quel momento censurato della storia è durato 3 anni, negli archivi di mezzo mondo. Abbiamo rintracciato più di 100 foto inedite del periodo caprese di Gorkij, tradotto più di 700 lettere recentemente desecretate, visionato documenti segreti e filmati inediti. Non essendoci più in vita testimoni diretti dell’epoca, abbiamo intervistato i discendenti dei capresi che hanno collaborato con Gorkij, ma abbiamo anche acquisito documentari russi contenenti le interviste ai domestici e agli altri collaboratori capresi dello scrittore realizzate negli anni ‘60. Abbiamo ritrovato bellissime foto dei russi che fanno il bagno nelle acque dell’isola, c’è Gorkij in accappatoio sulle rocce di Marina Piccola, ci sono Tchaikovsky, il premio nobel Bunin, il famoso cantante Shaliapin, e molti altri. C’è Lenin, nelle uniche foto che lo ritraggono nel  periodo di esilio, e c’è la famosa sequenza dove Lenin e Bogdanov , i due leader bolscevichi che si preparano a guidare la rivoluzione, si sfidano nella più simbolica partita a scacchi della storia.Negli archivi dei servizi russi abbiamo rintracciato un inedito filmato che ritrae Gorkij a Capri, il filmato che risale al 1906, è di gran lunga il più antico filmato girato sul’isola di Capri. Le riprese sono state probabilmente realizzate dai servizi segreti zaristi che spiavano lo scrittore e i suoi amici rivoluzionari.La corrispondenza dello scrittore nel suo esilio caprese, lettere di incredibile bellezza e significato, costituisce l’ossatura del film. Sono le parole dello stesso Gorkij, interpretate da Stefano Mondini, insieme a quelle del narratore Massimo Lodolo (due tra i più bravi doppiatori italiani), a raccontare la storia. Completano il film le interviste realizzate a Vittorio Strada, slavista di fama mondiale, Riccardo Esposito, editore caprese, e Antonio Moscato, docente di Storia del Movimento Operaio.