Fu nel 1951 che Teneessee Williams scrisse appositamente questo testo per un’attrice del piglio di Anna Magnani, che ne fece un film da Oscar nel 1955, e la storia recupera oggi meccanismi e sfumature del tutto teatrali, di forte impatto emotivo, abbinandoli a momenti di grande comicità.  Francesco Tavassi infatti, regista ma anche curatore delle scene e delle luci, oltre a ritagliarsi un piccolo cameo da attore, guida all’autoironia la D’Abbraccio attingendo a tutto il suo essere donna del sud. Una delle poche opere del drammaturgo americano dove il sapore della commedia prevale sul tipico pessimismo della tragedia, rintracciando l’attualità di una società che si misura costantemente con culture, tradizioni e superstizioni ancestrali.  Allora, questo melodramma, ambientato in quei paesaggi del sud degli Stati Uniti tanto cari all’Autore, diventa l’occasione di tradurre l’affettuosa critica in un’ironica autocritica, da affrontare con una comicità caustica che tenga presente ogni aspetto di quel “carattere italico”, così umorale e appassionato, da svelarne sentimenti e contraddizioni. La scenografia rappresenta un frammento di villaggio in continua trasformazione confusamente cosparso di elementi made in U.S.A. che mal si adattano ad una organizzazione delle cose tipicamente italiana. Di tanto in tanto lo spaesato arrivo di nuove famiglie di emigranti rende tutto, colorato, buffo e scanzonato, raccontando però miseria e voglia di rivalsa. Senza rinunciare ad un brillante lieto fine. Roma, Teatro Quirino
dal 19 al 31 maggio 2009