Un monologo senza respiro, un’unica frase, un fiume dirompente di parole, un insieme di attimi che non lasciano scampo. Un uomo tenta di trattenere uno sconosciuto che ha abbordato per strada una sera in cui è solo, terribilmente solo. Il protagonista errante di questo intenso soliloquio rovescia parole sul mondo, sul pubblico, mentre dal cielo cade incessante una pioggia carica di valenze simboliche.  Una pioggia che annebbia i contorni, che rende liquidi i confini tra il sé e l’altro, che rende spasmodica e convulsa la sequenza dei ricordi. Ed è così, in maniera confusa ed ossessiva, che il giovane uomo racconta la sua solitudine, il suo sentirsi straniero, diverso, esiliato, vagabondando di notte, alla ricerca di una camera. Struttura quel mondo notturno e visionario in un linguaggio privo di punteggiatura, fatto di parafrasi e ripetizioni, denso di rabbia e nostalgia. La tensione drammatica si snoda attraverso aspri odori e sensazioni dolorose, creando un percorso emozionale in cui il protagonista diventa paradossalmente leggero, quasi impalpabile, e si perde. Si perde nella sua foresta, quella del lontano Nicaragua, idilliaco territorio senza eserciti né controllo. E ci porta con sé in un abbraccio a tratti molesto e a tratti tenero,  combattuto tra la sua difficoltà di essere e la sua smania di vivere.
 La notte poco prima della foresta venne rappresentato per la prima volta al Festival Off di Avignone nel 1977, da un Bernard-Marie Koltès allora ventottenne. Juan Diego Puerta Lopez, regista e coreografo colombiano, è l’artefice di questo progetto drammaturgico che, perseguendo il suo percorso di ricerca teatrale, dirige un duttile Claudio Santamaria e si avvale di linguaggi multipli in grado di attraversare simultaneamente, come la pioggia del testo, aree emozionali diverse. Tournée 2010
Teatro Piccolo Eliseo di Roma
dal 9 al 28 marzo 2010
Teatro Elfo Puccini di Milano
dal 13 al 25 aprile 2010