Estate 1975. In un villaggio della costa salentina si rinnova la guerra che oppone i ragazzini benestanti ai figli dei pescatori, dei pastori, dei contadini: i cosiddetti cafoni. A dichiarare il conflitto è il capo dei signori, che fa Angelo di nome, ma che nel soprannome porta il segno del campione e della perfidia: Francisco Marinho (rapinoso calciatore brasiliano dell’epoca), altrimenti detto il maligno. Ossessionato dall’odio per i cafoni – un po’ Brancaleone, un po’ George Bush in sedicesimo – Francisco Marinho combatte in nome della divisione di classe, della continuità storica. Ma quando, per un tragicomico equivoco, nella sua visione del mondo subentra una punta di compassione – o forse di amore – verso una giovane cafona, la separazione tra il bene e il male, sempre così chiara, comincia a offuscarsi. Il nuovo libro di Carlo D’Amicis è poema cavalleresco e satira sociale, romanzo di formazione e commedia dell’Italia moderna, dove lo scontro violento tra le classi è, nello stesso tempo, lontanissimo e quotidiano.