Dopo la calorosa accoglienza al Festival di Venezia, La doppia ora di Giuseppe Capotondi approda in 250 copie (distribuito da Medusa) nelle sale italiane. Un’opera prima che promette di catturare lo spettatore fino all’ultimo fotogramma. Un esordio tanto convincente e maturo da aver attratto anche gli americani che vorrebbero fare un remake. Confermano la notizia Nicola Giuliano e Francesca Cima della Indigo Film, società di produzione che di esordienti se ne intende (non a caso hanno prodotto L’uomo in più, opera prima di Paolo Sorrentino). De La doppia ora non possiamo svelarvi troppo. Vi basti sapere che è una storia d’amore con tinte noir. Una commistione di generi che va dal thriller all’horror psicologico. I protagonisti sono Sonia e Giulio. Lei, cameriera in un hotel, viene da Lubiana. Lui, ex poliziotto, lavora come guardiano in una villa fuori città. Accomunati da una profonda solitudine ed insoddisfazione, si incontrano per caso in uno speed date e da quell’istante le certezze di entrambi crollano. Niente e nessuno è come sembra in questa storia (gli sceneggiatori sono Alessandro Fabbri, Ludovica Rampoldi e Stefano Sardo) che non presenta cadute di tono. Supportata da una regia efficace che potremmo definire un esercizio di stilizzazione più che di stile, il viaggio interiore di Sonia e Giulio è scandito dalla colonna sonora firmata da Pasquale Catalano (Le conseguenze dell’amore, L’amico di Famiglia, La siciliana ribelle).  I due personaggi sono affidati alle valide interpretazioni di Ksenia Rappoport (La sconosciuta, Italians) e Filippo Timi (Signorina Effe, Come Dio comanda, Vincere). Per il ruolo di Sonia, l’affascinante Rappoport ha ricevuto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile. Mentre Timi che per questa interpretazione si è aggiudicato il Premio Pasinetti (SNGCI) come miglior protagonista maschile, si riconferma come l’astro nascente del cinema italiano. Un plauso anche al resto del cast tra cui spiccano Lucia Poli, Fausto Russo Alesi, Gaetano Bruno e Antonia Truppo.