“Ravel” è un romanzo cui si accede per la porta stretta, dagli esigui margini, della biografia letteraria. La vita del grande musicista francese, genio senza qualità dal carattere enigmatico, viene narrata con una tecnica rigorosa, a tagli squadrati e secchi come sulla materia di una pietra dura, un diamante sfaccettato e scintillante. Ravel è un personaggio ricostruito in una dimensione parallela a quella della vita che fu, nella scansione di alcuni eventi: il viaggio in America, la composizione del Bolero, la controversia con Paul Wittgenstein, il pianista dal braccio d’oro, il successo planetario, l’indifferenza alla fama, la progressiva malattia, la psicologia deserta di affetti e sentimenti, eppure stranamente misteriosamente umanissima.Un romanzo che è una sfida alla verità imperscrutabile delle vite che sono state grandi e che pure sembrano non avere lasciato tracce, se non nella letteratura.L’isola è per propria natura un universo dal difficile accesso. Un mondo a sé che si distacca dai mondi che la osservano. É allora curioso che la giuria della 36esima edizione del Premio Letterario Isola d’Elba Raffaello Brignetti abbia decretato, nella gremita piazza di Capoliveri (LI), la vittoria di Jean Echenoz per il romanzo biografico che esplora l’esistenza del compositore Ravel, con una motivazione che sembra descrivere, a tratti, il carattere stesso dell’entità insulare.Sabato 14 giugno, durante la serata conclusiva della manifestazione nata nel 1962 e considerata – su oltre duemila del genere in Italia – tra le dieci più importanti, ad essere premiato non è stato dunque solo un grande scrittore ma anche il profilo affascinante e misterioso del luogo che lo ha visto trionfare.In una cerimonia che ha registrato il grande interesse e l’attiva partecipazione di pubblico e giurati al dibattito spontaneo circa i rapporti tra scrittura letteraria e musica, sulla giustezza o meno della regola – non scritta – di fedeltà assoluta alla partitura musicale da parte dell’ esecutore, sul ruolo complementare di documentazione e fantasia nella stesura dell’ opera che indaga gli ultimi dieci anni di vita dell’autore del Bolero, è emersa la figura di un ‘ Ravel parallelo’. Dandy pigro e misogino quanto basta, ‘genio senza qualità’ eppure misteriosamente umanissimo, come viene reso dalla scrittura essenziale e ironica di Echenoz. La giuria ha voluto inoltre sottolineare l’eccellente lavoro di traduzione di Giorgio Pinoti, che ha saputo rispettare e valorizzare il linguaggio dell’originale. La partecipazione del pubblico e l’ottima intesa organizzativa con tutti i soggetti interessati, a partire dal Comune di Capoliveri, permettono di tracciare un bilancio positivo della manifestazione e di parlarne come di “ un gran ballo della letteratura” che ha visto tutti gli invitati danzare con eleganza e stile in un salone d’eccezione.