Ancora la persecuzione nazista. Ancora voci libere e voglia di ricordare. Ed una riflessione parallela su testi della Bibbia, dalla distruzione di quanto Dio ha creato, attraverso il diluvio e poi la punizione degli abitanti di Sodoma e Gomorra, fino alla rivalità tra fratelli, tema ricorrente nel Vecchio Testamento ad iniziare dall’omicidio di Caino.Questo l’impianto alla base de “Gli scomparsi”. Si tratta della storia di un viaggio, cinque anni intorno al mondo per cercare di rispondere alla domanda che Daniel Mendelsohn si era posto ancora bambino: cosa è davvero accaduto allo zio Shmiel durante l’Olocausto? Le favolose storie del nonno raccontavano un’infanzia passata nella città di Bolechow, Polonia, all’inizio del secolo, ma si interrompevano intorno al destino del fratello, di sua moglie e delle quattro figlie. I membri della famiglia evitavano di parlare del misterioso Shmiel, tranne qualche sussurro o frettolosa conversazione in yiddish. È proprio da questi frammenti che Daniel avvia la sua ricerca. E solo molti anni dopo, Mendelsohn scopre una serie di lettere disperate che Shmiel indirizza al nonno nel 1939 ed è colpito dai frammentari racconti di un terribile tradimento. Decide, allora, di trovare i testimoni del destino dei suoi parenti, gli unici dodici ebrei di Bolechow ancora in vita. La ricerca lo fa viaggiare insieme al fratello Matt (un fotografo le cui immagini illustrano il libro) attraverso quattro continenti, per confrontarsi con le abissali discrepanze tra la verità e la finzione, tra il ricordo e i fatti, tra il racconto e la realtà. E come un cerchio che si chiude, il viaggio termina nel paese dove tutto ebbe inizio e dove ancora, a distanza di decenni, le tracce di quegli eventi attendono un testimone.”Gli scomparsi”di Daniel Mendelsohn, premiato e riconosciuto dalla critica, riscatta, attraverso le sue pagine, ciò che il tempo, troppo spesso, smarrisce. In un viaggio tra presente e passato di una generazione cancellata.
Gli scomparsi
Daniel Mendelsohn
Neri Pozza