Prima occasione per una presentazione in Italia delle collezioni del celebre museo di Francoforte, una delle più ricche e prestigiose raccolte europee d’arte antica e moderna, originatasi dalla straordinaria collezione privata che il mercante e banchiere Johann Friederich Städel (1728-1816) volle donare alla collettività come legato post-mortem, facendo in questo modo di essa una fondazione unica nel suo genere nell’Europa del tempo. La selezione presentata a Roma si orienta sulla porzione otto-novecentesca della collezione tedesca, offrendo una panoramica che spazia dai Nazareni ai Romantici, dal Realismo all’Impressionismo, dal Simbolismo alle Avanguardie, secondo una chiave critica che, come sostiene il Presidente di Azienda Speciale Palaexpo Emmanuele Francesco Maria Emanuele «intende portare il grande pubblico a familiarizzare con una prospettiva geografico-culturale dell’arte europea più ampia, variegata e sorprendente di quella cui ci ha abituato una visione univocamente franco-centrica della storia dell’arte europea tra fine XIX e inizio XX secolo». Articolata in sette scansioni stilistico-cronologiche distribuite nelle sette gallerie ai lati della monumentale Rotonda di Palazzo delle Esposizioni, la mostra presenta, tra gli altri, capolavori di Tischbein, Koch, Corot, Monet, Degas, Renoir, Van Gogh, Cézanne, Böcklin, Feuerbach, fino a Moreau, Redon, Hodler, Munch, Beckmann, Ernst, Klee, Picasso. La straordinaria rassegna Si apre sullo scenario del classicismo tedesco di primo Ottocento, introdotto dal celeberrimo ritratto di Goethe in riposo sullo sfondo della campagna romana, realizzato nel 1787 da Tischbein e diventato simbolo assoluto del mito italico del Grand Tour. Il secondo ambiente (sala 2), dedicato alla pittura realista attorno alla metà del secolo XIX, presenta gli esiti della cultura romantica, e le reazioni alla stessa, nell’interpretazione classicista e italianizzante di Corot, da un lato, e in quella descrittiva e più decisamente realista di Courbet, dall’altro. Il grande Frutteto dipinto da Daubigny che campeggia nella parete a fondo sala, costituisce uno degli esempi più evocativi della pittura en plein air dell’Ottocento maturo. Dedicata al movimento simbolista,l a terza sala ospita iprotagonisti assoluti del movimento (Böcklin, Moreau, Redon, Munch, Ensor), con le loro evocazioni di mondi immaginari e inquietanti. Alla rivoluzione impressionista è dedicato lo snodo centrale della mostra (sala 4) rappresentato nelle collezioni dello Städel Museum da opere simbolo come Musicisti d’orchestra di Degas, La colazione di Monet, Dopo la colazione di Renoir. La sala 5 è interamente dedicata all’Espressionismo di marca tedesca, vera e propria acme collezionistica della raccolta di Francoforte, rappresentata da un imponente gruppo di opere la cui formula pittorica drammatica e radicale afferisce alle idee maturate all’interno del gruppo Die Brücke. A Max Beckmann e al suo stile potente ed incisivo che riflette le complessità della cultura europea tra le due guerre, è dedicata un’intera sezione (sala 6). Formatosi su Cézanne, Van Gogh, Corinth e Munch (si veda in mostra il potente autoritratto giovanile), Beckmann virò bruscamente stile e poetica dopo l’esperienza della prima guerra mondiale. In conclusione della rassegna (sala 7), e sul confine novecentesco della modernità, sono presentate le opere afferenti alle avanguardie della prima metà del secolo, Cubismo e Astrattismo. In occasione della mostra, i Servizi Educativi-Laboratorio d’arte propongono, per gli adulti, a partire dal 29 aprile, ogni ultimo venerdì del mese, tre appuntamenti all’ora dell’aperitivo per “leggere” con sguardo diverso uno dei capolavori in mostraInformazioni: www.palazzoesposizioni.it