Eccoci qui, a feste finite, a fare un bilancio di quanto ci è rimasto addosso di tutte quelle bontà e leccornie che hanno allietato vigilie, pranzi, cene, cenoni, tombolate ed incontri con parenti ed amici. I principali quotidiani titolavano in proposito che l’aumento di peso medio del cittadino italiano si aggira sui due chili pro capite. Una cifra, naturalmente, da verificare personalmente a casa con la propria bilancia…
Approssimando possiamo in ogni modo affermare che ciascuno di noi avrà qualcosa da smaltire… Ma se indossando i vostri vestiti notate qualche curva più accentuata, un fisico più florido e morbido, non accanitevi subito con le diete, sappiate apprezzarne le indiscutibili voluttuose qualità, perché…anche il mondo della moda se ne sta accorgendo. Di cosa? Che l’eccessiva magrezza, oltre ad essere indiscutibilmente non salutare, non è neppure l’unica e vera fonte di business.
Il modello femminile sin qui proposto sulle passerelle è, infatti, e questo era sotto gli occhi di tutti, praticamente inarrivabile, come dimostrato da alcuni drammatici casi in cui l’aspirante modella di turno ha rischiato o addirittura perso la vita nello sforzo di adeguarcisi. Non a caso si sono scatenate tante polemiche sul male dilagante dell’anoressia.
Prima di tutto, quindi, rifiutare la modella eccessivamente magra ha una valenza etica che pare essere stata adottata dal mondo della moda in Italia, dove La Camera Nazionale della Moda, il Comune di Milano e l´Associazione Servizi per la Moda (Assem) hanno sottoscritto a Milano il Codice di Autoregolamentazione, in cui vengono suggerite alcune linee di comportamento nella scelta delle modelle e che dovrebbe entrare in vigore proprio a partire dalle prime sfilate del 2007, quelle di Alta Roma Alta Moda, che si terranno a gennaio, e quelle di Milano Moda, previste per febbraio.
A tutela della salute delle indossatrici, e di tutte le ragazze e donne che in qualche modo vorrebbero emularle, viene quindi richiesto di rispettare l’età minima di accesso alle passerelle di 16 anni, nonché un indice di massa corporea, che andrà indicato sul book, che non dovrà mai essere inferiore a quello deciso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
In secondo luogo, una ricerca condotta da Expo CTS ha dimostrato quanto queste modelle magrissime siano lontane da quelli che sono i parametri della donna reale, quella che poi effettua (o vorrebbe effettuare) l’acquisto dalla maison di moda. E’ risultato, infatti, che il 58,4% delle acquirenti indossa una taglia dalla 46 in su, il che si tradurrebbe in un giro d’affari del valore di circa 4,6 miliardi di euro, a fronte del quale non vi è un’offerta da parte delle case di moda sufficientemente ampia e soddisfacente.
Intanto quest’anno il salone delle taglie comode “46…52 PLUSIZE” torna a fieramilanocity, a fine febbraio 2007, con uno spazio espositivo aumentato del 40%. Insomma, il business veste taglie comode e sta solo aspettando che le aziende se ne accorgano….