In genere si parla di kiwi per due ragioni: la prima è il loro tenore di vitamina C, superiore a quello degli agrumi, la seconda è il loro effetto di sveglia per gli intestini pigri. E oggi c’è qualche novità proprio riguardo a questo ultimo aspetto. In effetti la stipsi è una condizione molto diffusa (oltre il 10% della popolazione sembra soffrirne) con una prevalenza femminile. Ma per fortuna ci sono i kiwi, come sembra affermare questa nuova ricerca da poco pubblicata sul The American Journal of Gastroenterology. Tra l’altro in Italia ormai possiamo considerare i kiwi come un frutto a km zero, visto che viene coltivato in molte regioni.
La ricerca, in breve
Un team internazionali di studiosi ha reclutato nei loro Paesi, ossia Italia (Università di Bologna), Nuova Zelanda e Giappone, 121 persone, metà delle quali aveva stipsi cronica oppure una forma di sindrome dell’intestino irritabile che causa costipazione. In breve, i volontari sono stati divisi in gruppi: un gruppo ha assunto ogni giorno due kiwi a polpa verde ben maturi per un arco di quattro settimane, mentre il secondo gruppo doveva ingerire, nello stesso periodo, 7,5 g di psillio, un integratore di particolare fibre che vengono utilizzate per contrastare la costipazione. Il terzo gruppo era cosiddetto di controllo e le persone non dovevano fare alcun intervento dietetico. Passato un periodo di riposo di quattro settimane, i trattamenti si sono invertiti: il gruppo del kiwi ha preso lo psillio, mentre quello dello psillio ha assunto i kiwi.
I risultati principali
Sebbene alla fine dell’esperimento entrambi i rimedi siano risultati utili in termine di aumento dell’attività intestinale, il kiwi ha mostrato delle qualità interessanti per il trattamento della stipsi cronica, mentre lo psillio ha mostrato una certa efficacia principalmente nei soggetti con la sindrome dell’intestino irritabile. Inoltre, secondo i partecipanti, il consumo di kiwi non ha provocato sgradevoli effetti collaterali e ha garantito un buon comfort gastrointestinale.
Un frutto amico
E non c’è da stupirsi dalla mancanza di effetti visto che due kiwi pesano circa 150 g, equivalente a una porzione di frutta: più naturale di così non si può. Certamente la buona presenza di fibre insolubili e solubili – che in modo sinergico aiutano la funzionalità intestinale grazie alla capacità di gonfiarsi e inglobare acqua – è alla base dell’effetto benefico. Tuttavia il kiwi possiede anche altre caratteristiche che si sommano. Ad esempio la caratteristica di avere un basso contenuto di fodmap: così sono chiamate alcune fibre che fermentano (contenute in molti frutti, legumi o cereali) che sarebbero responsabili – specie nei soggetti più sensibili – di fenomeni quali crampi addominali e altri disturbi. Oppure il fatto di essere una fonte di un particolare enzima chiamato actinidina che aiuta la scomposizione delle proteine e facilita la digestione. O che alcuni sali contenuti nei kiwi riescano a stimolare la produzione di mucina, sostanza che protegge la mucosa intestinale.