Finora la notizia sembra aver sconvolto più i fan che gli stessi Pooh: Dody Battaglia, Roby Facchinetti e Red Canzian non hanno ancora commentato l’abbandono del batterista Stefano D’Orazio. Per ufficializzarlo, aspettano la conferenza stampa del 17 aprile: allora, forse, ci sarà posto per qualche annotazione. Ma l’ultimo divorzio in casa Pooh sembra essere molto blando: prima dell’addio definitivo, D’Orazio presenzierà all’uscita del nuovo album, l’8 maggio, e a tutte le tappe del tour estivo, al via il 24 luglio. Il che alimenta supposizioni e scommesse su un suo eventuale ripensamento.
  D’Orazio, romano classe 1948, unico scapolo incallito del quartetto, approdò ai Pooh dopo una gavetta irrequieta: fino a quel momento aveva militato per lo più in gruppetti amatoriali con scarso seguito e poche prospettive. L’ingaggio nei Pooh fu la svolta. A lui è toccata finora la gestione dell’immagine del gruppo (è un appassionato di marketing). Quindi, il suo addio è una detrazione alla ditta, oltre che all’ensemble musicale. Ma D’Orazio è solo l’ultimo di una serie di defezioni. Prima di lui, il caso più eclatante fu quello di Riccardo Fogli, che tradì il gruppo nel ’73 per una carriera da solista. Al suo posto subentrò Red Canzian. Scavando nella preistoria, si rintracciano Valerio Negrini (il cosiddetto “quinto Pooh”), attivo dal ’66 al ’71; Mauro Bertoli, voce e chitarra per un solo anno dal ’66 al ’67, cui seguì Mario Goretti dal ’67 al ‘68; Gilberto Fagioli, basso elettrico nel ’66; il tastierista Bob Gillot ingaggiato per il tempo record di un solo singolo, Vieni fuori, nel ’66.
 Un esordio turbolento, quello dei Fab Four de noantri. Cui seguì però un successo decennale, con numeri da capogiro: 25 milioni di album e 23 milioni di singoli all’attivo. Nonché la targa di gruppo più longevo della tradizione musicale italiana. Sul loro futuro grava un’ombra: continueranno in tre? D’Orazio si ammalerà di nostalgia nel corso del tour e tornerà sui suoi passi? O la sua uscita di scena è il preludio a una scissione definitiva? Staremo a vedere.