Film come Ombre Rosse di John Ford che raccontavano la conquista della nuova frontiera americana e che per la prima volta mostravano i jeans nel tempo e nel luogo in cui nacquero, sembrano lontanissimi. I cow -boys adoravano la robustezza del denim e ne apprezavano la durata praticamente infinita. Il culto del maschio trae le sue origini anche da questo tipo di epopee.
Oggi che non ci sono più le mezze stagioni e di conseguenza è impensabile credere che esistano ancora dei ruoli prestabiliti, i jens e e il loro tessuto, il denim, non si sono arresi ma hanno assunto forme e colori della contemporaneità, vivendo una seconda, terza e quarta vita. Nello specifico, i giovani hanno cominciato a usare il denim dandogli il significato opposto a quello che aveva all’inizio. Invece di rimanre il tessuto sportswear per eccellenza, la tela blu di Genova è arrivata a essere usata come un tessuto formale, elegante. Invece di raccontare storie di carovane e di pionieri racconta storie di eleganza minimalista e quasi classica.
Quando è solo, semplice e fatto di buon materiale e con un ottimo fit, il jeans è al suo meglio. Oggi incarna un’idea di eleganza quotidiana e non costruita che pochi altri capi di abbigliamento riescono a trasmettere. Tutto sta a rispettarne l’autenticità non sovraccaricandolo troppo. Al jeans abbiniamo il chelsea boot (gli stivali da passeggio che fecero il loro ingresso in epoca vittoriana. Sono tornati di moda durante la cultura mod degli anni ’60 nel Regno Unito, resi popolari dai Beatles). Come Taty di Scholl , dal plantare particolare, che grazie alla Tecnologia Memory Cushion, distribuisce la pressione su tutta la pianta del piede.
Stessa tecnologia anche per Alissia, il mid boot di Scholl, leggero, super flessibile, extra morbido, grazie anche alla fodera con estratto di aloe vera.