Tra gli effetti indiretti della pandemia c’è anche la paura di parlare in pubblico. La glossofobia, che prima dell’emergenza Covid-19 riguardava già una persona su 4, ora rischia di diventare un disturbo molto più diffuso. Una sorta di nuova epidemia nella pandemia che ostacolerà il lento ritorno alla normalità atteso per il 2021. “Specialmente per le persone che, a causa della profonda crisi economica, dovranno reinventarsi e cercare un nuovo lavoro. Perché oggi tra le competenze più richieste c’è l’abilità di saper comunicare e il saper parlare in pubblico”, spiega Massimiliano Cavallo, uno dei maggiori esperti italiani di Public Speaking, autore del libro “Parlare in Pubblico Senza Paura” (edito da Anteprima Edizione) e del nuovo volume “Sono solo parole – Crea il tuo discorso top ispirandoti a 10 discorsi che hanno fatto la storia” (edito da Youcanprint).
“Il generale isolamento imposto dalla pandemia, le scarse interazioni fisiche, la paura del contagio hanno favorito nuove forme di comunicazione mediate dalla tecnologia: dalla didattica a distanza ai webinar fino alle riunioni su Teams e Zoom, e le immancabili chat su Whastapp e Messenger”, riferisce Cavallo. “In pratica, ci si è abituati a comunicare con le altre persone senza guardarle davvero negli occhi. Probabilmente è per questo – continua – che sto iniziando a ricevere molte richieste d’aiuto”. Con l’arrivo dei vaccini e, si spera, l’allentamento delle misure di prevenzione, bisognerà fare i conti con le proprie paure. “Non ci si potrà nascondere dietro la webcam del pc per sempre”, evidenzia Cavallo. “E quando l’emergenza sarà finita, il ritorno alla normalità porterà a valorizzare ancora più di prima il contatto umano, il valore delle relazioni. Per questo – prosegue – si incrementeranno gli eventi dal vivo, aumenterà l’esigenza di guardarsi negli occhi, di ascoltare relatori competenti e capaci a trasmettere emozioni“.
Per arrivare preparati a questo tanto atteso appuntamento, l’esperto di Public Speaking ha messo a punto un decalogo con utili consigli per superare la paura di parlare in pubblico e comunicare al meglio:
1) Non evitare di parlare in pubblico. Uno degli errori più frequenti in chi ha paura di parlare in pubblico è, ovviamente, evitare le occasioni che si presentano. E’ chiaro che spesso rinunciare è la soluzione più comoda ma in questo modo si accresce la paura. Infatti, evitando, si trasmette al proprio cervello il messaggio che parlare in pubblico rappresenta per se stessi qualcosa di pericoloso e per il quale si è inadeguati. Questo accresce la paura e, chiaramente, la volta successiva si continuerà ad evitare. E’ così che poi si arriva in situazioni in cui si deve prendere necessariamente la parola – magari per scelte aziendali – e quello è il momento in cui il “mostro” è diventato grande e può sorgere un vero e proprio attacco di panico.
2) Trasformare la paura in adrenalina. L’elemento principale da capire, rispetto alla glossofobia, è che non è la paura in sè il problema ma la “dose”. Con l’esercizio e con il giusto metodo, come quello che Cavallo insegna ai suoi corsisti del Metodo Public Speaking Top, si impara a capire che la paura può essere un alleato. E’ quella che noi chiamiamo comunemente adrenalina e ci permette di essere vigili e concentrati. Il problema non è quindi la presenza della paura ma quanto questa sia portata a limiti estremi che portano a perdere il controllo.
3) Considerare che lo stress percepito è maggiore di quello trasmesso. Chi parla in pubblico sente su di sé il 100% di stress e i suoi relativi sintomi: tachicardia, tremore della voce, mani che sudano eccetera. Quello che percepisce invece il pubblico è più o meno il 20% di questi sintomi, tranne alcuni casi in cui siano particolarmente evidenti. Ciò vuol dire che non dobbiamo porre attenzione a noi concentrandoci su quelli che per noi sono “difetti” ma sul pubblico e le sue esigenze.
4) Pensare che il pubblico vuole ascoltare. Spesso il relatore teme di annoiare il pubblico e tende a parlare velocemente. Invece il pubblico ama ascoltare relatori interessanti e se ha preso del tempo per partecipare a un convegno è perché, evidentemente, ci tiene. Si tratta, ovviamente, di riuscire a interessarlo.
5) Non inseguire la perfezione, non esiste! Molto spesso si ottengono applausi dalla platea o complimenti alla fine di uno speech e il relatore invece è insoddisfatto perché ha trascurato un dettaglio, magari poco importante per il pubblico. Bisogna concentrarsi sui progressi perché se riascoltiamo i discorsi di leader famosi noteremo che sono pieni di errori ma che nessuno nota. Questo perché comprendiamo il messaggio e trascuriamo i dettagli.
6) Esercitarsi. Può sembrare una regola banale, ma alla fine è anche la più disattesa. E’ necessario provare un discorso più e più volte, nella stessa modalità che si userà poi realmente. Quindi, se l’intervento lo richiede, bisogna alzare la voce o abbassarla come se si avesse di fronte il pubblico.
7) Non leggere il discorso e non impararlo a memoria. Quello che più teme chi soffre di glossofobia è di perdere il filo del discorso. Cosa che succede quando si impara a memoria o si legge. Il discorso non va letto perché focalizzeremmo lo sguardo sul foglio anziché sul nostro pubblico. Se usi le slide scrivi poco testo; se parlerai a braccio, schematizza il tuo intervento in poche parole e appunti.
8) Guardare la platea negli occhi. Mai guardare nel vuoto o fissare le slide. Bisogna cercare di guardare le persone negli occhi e, se l’aula è grande, guardarla a blocchi di persone.
9) Alzare leggermente il volume della voce. Se la voce è più alta del solito, il cervello trasmetterà maggiore sicurezza. Inoltre, con un volume di voce più alto sarà difficile sentire la voce che trema.
10) Postura e linguaggio del corpo devono trasmettere sicurezza. Niente gioco con penne, anelli, orologi o movimenti frenetici che trasmettono nervosismo. La postura deve essere solida e naturale ma non immobile.