«In Italia, il “catfight” viene fomentato solo quando c’è un avvicendamento fra donne. Se un programma passa di mano tra uomini, la polemica non c’è». Camila Raznovich – in una intervista esclusiva su Io donna in edicola sabato 9 agosto – risponde per la prima volta alle polemiche dopo la sua designazione a conduttrice di “Alle falde del Kilimangiaro”, storico programma della domenica pomeriggio di Raitre e di Licia Colò.
Che ha rilasciato dichiarazioni aspre, sostenendo che il direttore di rete Andrea Vianello le aveva snaturato la trasmissione col risultato di renderla “Dottor Jekyll e Mister Hyde”. Non se l’è presa con Camila, sulla quale però hanno sparato a zero vari blog. Uno a caso: «Come si sentirebbe una donna di mezza età a vedersi defenestrata dal suo habitat, il suo meritato posto fisso, a favore di un’ex veejay radical chic? È come se tutte le cinquantenni venissero licenziate per lasciar posto a più rampanti trentenni». «Intanto, ringrazio per “la trentenne”», ribatte la Raznovich, «ma il 13 ottobre compio 40 anni, ho due figlie, non sono più “la giovane di Mtv”.
Con Licia, il gap generazionale non c’entra, abbiamo dieci anni di differenza, non venti. Il punto è che questi discorsi non vengono fatti quando si tratta di uomini». Però, ammette, non ha mai contattato la Colò per un chiarimento: «Non credo ce ne sia bisogno: Licia ha manifestato un problema con l’azienda, non con me. Inoltre, la conosco e la stimo, abbiamo lavorato insieme a “Lasciatemi cantare”: sono sicura che, quando partirà il Kilimangiaro, mi farà gli auguri.
Gli avvicendamenti sono normali, anch’io ho lasciato “Amori Criminali” ad altri». Nell’intervista su Io donna Camila parla anche del viaggio che ha più segnato la sua esistenza: «Ero in Bolivia, su un altopiano a cinquemila metri, a smaltire la perdita di mio padre. In un ostello, con la febbre altissima e senza farmaci, ho avuto la percezione netta che, per tutte le persone che puoi incontrare e che ti possono amare, nel momento in cui muori, sei davvero sola».