Bocciato e promosso allo stesso tempo: questo il giudizio incerto di Cannes sulla pellicola della regista francese Marina De Van, Non ti voltare. L’anteprima riservata alla stampa è precipitata nei fischi, ma la successiva proiezione al pubblico ha strappato fiumi di applausi. Diverse anche le reazioni delle due protagoniste, le first ladies del cinema francese: alla stizza di Sophie Marceau (“nessuno ha il diritto di dare giudizi, siamo qui per raccontare una storia e trovo strano che qualcuno ne parli in toni negativi”) si è alternato l’aplomb di Monica Bellucci, diva italiana d’esportazione: “sono così abituata alle critiche negative che mi stupisco quando non ci sono. Se avessi dovuto preoccuparmi di quello che pensava la gente o scrivevano i giornalisti non avrei fatto cinema”. Il film è un thriller psicologico venato di fantasy, dagli effetti scenici impressionanti: Jeanne (Marceau) è una scrittrice che si accinge a pubblicare un romanzo sulla sua gioventù, di cui non ha memoria. Il rifiuto dell’editore è la molla che innesca la deriva della sua mente: i contorni fisici della vita di Jeanne, dall’arredamento della casa ai volti dei suoi figli, cominciano a mutare, in un inquietante caleidoscopio di visioni e di chimere. L’acme della metamorfosi è la conversione di Jeanne – Marceau in Jeanne – Bellucci, un’italiana alla ricerca del suo passato nel lontano Salento. La commistione dei due volti, quello algido e spigoloso dell’attrice francese con l’ovale bruno e levigato della Bellucci, è descritta con dovizia di effetti speciali, che hanno spiazzato la platea. Il rumore sollevato dalla tortuosità narrativa e dalle bizzarrie plastiche della storia, non ha intaccato il fascino delle due protagoniste e la loro presa sul pubblico. La doppia sfilata sulla Croisette in rosso coordinato è stata un successo scenografico. Ha fatto discutere anche la copertina dell’ultimo numero di Paris Match, che ritrae Marceau e Bellucci in un abbraccio nudo, seno contro seno. Uno scatto artistico e nient’altro, ha spiegato la bellissima di casa nostra, che allude alla simbiosi dei due corpi prevista dal copione.