Secondo appuntamento questo pomeriggio (replica domani alle 20.30) all’Auditorium Conciliazione con l’Orchestra Sinfonica di Roma diretta dal maestro Lior Shambadal. Eseguite la Sinfonia n.3 in Re Maggiore di Franz Schubert e la Sinfonia N. 3, “Wagner” in Re minore di Anton Bruckner.Il sinfonismo schubertiano ama evidenziare il singolo elemento del discorso musicale tanto da isolare le tematiche dal contesto perché possano brillare di luce propria. Motivo questo per cui le melodie ci appaiono così affascinanti come quelle che compongono la Terza che ha inizio con un movimento lento per assumere poi nell’Allegro con brio un ritmo marziale, affidando ai fiati, anziché agli archi, la presentazione dei temi e compiendo così il superamento della forma classica. L’oboe presenta il secondo movimento con un Allegretto che ricorda lo stile di Haydn mentre il Minuetto del terzo tempo che modifica la cerimoniosità della danza settecentesca, precede il Finale che assume i toni della tarantella.I venticinque minuti della Terza (è la sinfonia più breve tra quelle scritte da Schubert) precedono la lunga e intensa Sinfonia di Bruckner, dedicata a Wagner. L’ex organista scopri tardi il “Maestro di tutti i Maestri” e ne fu subito folgorato tanto da presentarsi  in casa a Bayreuth offrendo di dedicargli la Seconda o la Terza E il divino (nella sua personale visione Bruckner collocò Wagner accanto a Dio) Richard, impaziente: sì,sì, la Terza. L’esordio del primo movimento sembra collegarsi a quello della Nona di Beethoven, l’ombra più formidabile per un compositore, ma anche l’opera nella quale, secondo Wagner, avveniva il trapasso dalla musica assoluta al genere destinato storicamente a subentrarle, il dramma musicale.Il secondo tema insieme al terzo presenta un materiale tematico ampio che origina la pausa preferita da Bruckner, quasi un mezzo per scaricare una tensione prorompente. Il tono struggente dell’Adagio è affidato agli archi mentre lo Scherzo con l’attacco tipico della danza contadina è gioioso e brillante. Nel Finale viene riproposto il tono maestoso del primo movimento, affidato ancora una volta alle trombe.