Questa settimana nelle nostre sale sono uscite due pellicole che trattano entrambe il tema della famiglia ma attraverso diverse prospettive. Presentati al Festival di Cannes (che si concluderà domani), Il ragazzo con la bicicletta (in concoro) di Jean-Pierre e Luc Dardenne e Mr. Beaver (fuori concorso) di Jodie Foster sono due film che pongono la famiglia come nodo centrale delle storie raccontate. Mentre lo spunto del primo è la ricerca di una famiglia da parte di un adolescente orfano di madre e rifiutato dal padre, al contrario nel secondo film protagonisti sono i genitori (e la loro ricerca di unità) nonché il rapporto con i figli.  Ma andiamo con ordine. Il ragazzo con la bicicletta è la storia di Cyril (Thomas Doret), un ragazzo di dodici anni abbandonato dal padre in un centro d’accoglienza che un giorno, durante una delle sue fughe, incontra Samantha (la bella e brava Cécile de France) che accetta di tenerlo con sé durante i fine settimana. Cyril, carico di rabbia, all’inizo non comprenderà a pieno il dono che questa donna le sta offrendo: la comprensione. I luoghi della pellicola (la città, il bosco, la stazione di servizio) come il tema musicale principale segnano le tappe che Cyril dovrà affrontare nel suo viaggio di redenzione. Una fiaba moderna quella raccontata dai fratelli Dardenne (non a caso avrebbero voluta intitolarla Una favola dei nostri tempi) abili a non cadere mai nel sentimentalismo lasciando allo spettatore la possibilità di non farsi condizionare emotivamente e di catturarlo dalla prima all’ultima inquadratura. Mr. Beaver, scritto da Kyle Killen è diretto da Jodie Foster, è un dramma familiare che vede come protagonisti uno strepitoso Mel Gibson e un pupazzo di pezza raffigurante un castoro (beaver in inglese). Il film racconta la storia di Walter Black, proprietario di una fabbrica di giocattoli, affetto da una grave forma di depressione. Incapace di riprendere il controllo della propria vita, ormai è solo l’ombra di se stesso. Deciso nel porre fine alla sua sofferenza, lascia la moglie (Jodie Foster) e i due figli per potersi suicidare. Ad impedire l’estremo gesto un pupazzo a forma di castoro che diverrà così il tramite attraverso cui Walter riprenderà il contatto con il mondo. Riuscendo a scrollarsi tutte le precedenti insicurezze e il passato, Walter si esprimerà solo attraverso il castoro (imperdibili le scene in cui Gibson, castoro alla mano, con uno stravagante tono di voce “conferisce vita” al pupazzo) suo alter ego ma un rischio incombe…Mr. Beaver dosa dramma  e ironia in modo efficace. La famiglia e le sue dinamiche restano al centro dell’intera vicenda: si passa dalla depressione del padre, alla lotta della moglie fino all’insicurezza e rifiuto del figlio (il bravo Anton Yelchin) nei confronti della famiglia.