Tutta colpa di un’estate. Vieni incontro a un collega, fai quattro calcoli e resti a lavorare. Agosto, a Milano. Scopro che fino a oggi mi sono persa i vantaggi economici di una vacanza a settembre, ma non è questo il punto. Sapessi quale sorpresa mi ha riservato questo incidente (di percorso): una fortuna.
Ma iniziamo con i ringraziamenti: da superstite urbana sento di inoltrarli a chi ha fatto le valigie, a chi posta foto con improbabili definizioni sul senso dell’estate. Perché i vantaggi, quelli meno veniali di un agosto in città andrebbero elencati. E con ordine. Tu dici: le zanzare, l’asfalto che promette notti calde e una mappatura dei pub che ne promette di molto tristi? Pensa pure questo, tu che sei in vacanza. Io però ti chiedo attenzione. La mattina, da queste parti, la sveglia la dobbiamo sempre mettere, certo. Ma è posticipata, e di 25 minuti: questi sono traguardi importanti. Perché fuori non c’è traccia di auto irascibili, di scooter arroganti e di pedoni frenetici dietro i tornelli della metro: esci, e per strada guadagni tempo e sorrisi. Le finestre spalancate di casa non recapitano né rumore delle onde, né suoni di lingue esotiche: fa il suo ingresso però l’estate nella versione (uditiva) del silenzio e (olfattiva) del profumo degli alberi di tiglio (partita vinta con lo smog: 3-0).
Prendi il caffè sotto casa, non sarà il chiringuito con foglie di palme rinsecchite in spiaggia, d’accordo. Ma è la locanda e lo gestisce Linan, un cinese, e sua moglie (versione carina delle cinesi). Scambi due chiacchiere con lui e, pensa, ti sembra rumoroso: ai monosillabi di sempre ha aggiunto frasi e commenti (insospettabili) sulla gente che rimane a Milano. Bella gente, dice. Non avete mai parlato così, non avevate tempo e testa.
Sali sulla bici, nessuna promenade, al massimo finisci in una stradina in controsenso: ma è tutta per te, ed è fantastico. Arrivi in ufficio, siete la metà e il lavoro è il doppio. Panico? Macché. Quando mancano 10 minuti all’ora di uscita, pensi: avercene, di giornate come queste, durante l’anno. C’è leggerezza nell’aria, la frustrazione è evaporata: chi pensa alle ferie già fatte, chi a quelle da fare. Chi le augura al mondo e nel frattempo si gode l’essenzialità dei caffè alla macchinetta (in soldoni: basta con quei finti sorrisi alla pletora di gente che incontri, siete quattro gatti, olè). Chi si gode l’efficienza, e nessuno che fa il botto. Se non quello dello spumante: si fa festa alle 16 e si mangiano dolcetti, ogni scusa è buona. Anniversari, partenze, torte fatte in casa. Qualcuna, è evidente, sta festeggiando una spensieratezza ritrovata.
I figli sono al mare con i nonni e vai con il recupero della vita dei “ciovani”. A quel punto parte un’email che si fa strada tra i “risponditori automatici: sono assente da… a…” per rintracciare quelli come te. Organizzare una visita alla mostra di Modigliani a Palazzo Reale alle 20 e attaccarci alle 22 quel film, Il grande Gatsby, che danno nel cortile del palazzo. Sei sotto le stelle. Nessuna brezza marina attorno, ovvio, ci sono le guglie del Duomo che si ergono a memento dove sei, ma in un colpo recuperi film e gente persa in inverno. All’appuntamento verranno gli amici sopravvissuti, ma anche gli amici degli amici.
Si fanno nuove conoscenze: ma del resto voi cosa fate in quel Lido vattelapesca? Si fa gruppo persino. Dopo il film ci si saluta, senza sapere che la sera dopo ci si ritroverà al chiosco di via Benedetto Marcello: sotto i tigli, tavolini spartani, niente sabbia, ma Gloria Gaynor con I will survive sì. Ti siedi e ti accorgi che ci sono altre facce che conosci: le hai viste nell’altro bar, rimasto aperto nel quartiere tre sere fa, le hai intraviste nell’immensa (nonché punteggiata da qualche essere circolante con le havaianas ai piedi) Esselunga dietro casa, l’altra mattina… Insomma incroci il loro sguardo, ti lanci con un “ciao” e loro rispondono alzando pure la mano: la comitiva dei nuovi amichetti si allarga in stile Capannina a Forte dei Marmi. Bene: la solitudine dei vacanzieri primi (cioè quelli che partono i primi di settembre) è un bluff. Ecco. Il malus di questo agosto in città è un bonus che neanche il migliore tour operator dello stivale immagina. Lavorare è un po’ come far vacanza: non è un tweet per carità, Renato Brunetta potrebbe destarsi. Chiamateli semmai elogi dell’ultima spiaggia.