Quando leggiamo un libro e ne rimaniamo affascinati, non possiamo fare a meno di immaginare come apparirebbero sul grande schermo le scene più coinvolgenti. Ed è proprio quello che è accaduto con due romanzi pubblicati da Adelphi: La morte di Belle di Georges Simenon e Queer di William S. Burroughs. Entrambi i titoli hanno ispirato due film, regalandoci un affascinante passaggio dalla pagina scritta alle luci della cinepresa.

La morte di Belle di Georges Simenon

Amiamo la capacità di Simenon di farci scivolare all’interno di una trama carica di tensione emotiva. Nel caso de La morte di Belle, il fulcro della vicenda ruota attorno a Spencer Ashby, un professore di lingue che, con l’inaspettato ritrovamento del cadavere di Belle nella propria casa, vede la sua ordinaria esistenza trasformarsi in un incubo. Mentre la polizia indaga, il mondo di Ashby si sgretola in un crescendo di sospetti e pettegolezzi che minano la sua reputazione e il suo equilibrio interiore.

Simenon imposta una struttura narrativa in cui il lettore si ritrova a condividere dubbi e paure del protagonista, attraverso una prosa essenziale e incisiva. In La morte di Belle l’autore scandaglia la mente di un uomo in balìa dei sospetti, dando ampio spazio alle insicurezze, alle ansie e al senso di oppressione che lo avvolgono.

Il tema della colpa, sia effettiva che presunta, affiora costantemente, creando un intreccio fra thriller psicologico e dramma esistenziale. L’indagine diventa dunque uno specchio in cui ogni personaggio si riflette e, al contempo, si rivela: i legami familiari si incrinano, l’opinione pubblica e i giudizi moralistici si ergono a tribunale spietato, mentre la domanda sull’innocenza o la colpevolezza di Ashby non trova risposte immediate.

A conquistare la nostra curiosità è stato anche l’adattamento cinematografico ispirato al romanzo: il film restituisce le atmosfere cupe e soffocanti del libro, evidenziando il lato oscuro della borghesia e la fragilità delle certezze quotidiane. È emozionante vedere come la macchina da presa riesca a cogliere l’intensità psicologica delle pagine di Simenon e a tradurla in immagini di grande impatto.

Queer di William S. Burroughs

Tutt’altro viaggio ci viene offerto da Queer, in cui William S. Burroughs – scrittore simbolo della Beat Generation – ci porta in una dimensione allucinata, ai confini della realtà. Ambientato tra Città del Messico e Panama, il romanzo segue il percorso di Lee, alter ego dell’autore, e la sua ossessione per Allerton, un giovane indifferente e sfuggente.

Le atmosfere di Queer sono torbide, permeate dal senso di spaesamento tipico delle opere di Burroughs, eppure non possiamo fare a meno di sentirci catturati da questo flusso di coscienza che rasenta il surreale. D’altronde, la potenza immaginifica di Burroughs è così forte da aver ispirato anche in questo caso un adattamento cinematografico, con un progetto che ha portato sullo schermo il suo universo fatto di luoghi degradati, personaggi inquieti e un’energia creativa fuori dagli schemi.

Quando la parola diventa immagine

La morte di Belle e Queer rappresentano due modi diversi di intendere il mistero e la provocazione narrativa: il primo gioca sulla tensione psicologica e sulle ipocrisie borghesi, il secondo esplora i confini della percezione e il lato più oscuro del desiderio.

Vedere queste storie trasposte al cinema è un po’ come assistere a una magia: le parole diventano scene, i silenzi si trasformano in sguardi, e l’intimità del romanzo assume una dimensione collettiva, condivisa in sala con altri spettatori. Per noi, che amiamo respirare il profumo delle pagine e, allo stesso tempo, vivere la magia dell’immagine, è un’esperienza imperdibile.

Se non li avete ancora letti, i romanzi di Simenon e Burroughs sono un’ottima occasione per scoprire come la letteratura possa trasformarsi in cinema, regalando un doppio viaggio: prima tra le righe di pagine indimenticabili e poi tra le sequenze di film che sanno accendere l’immaginazione.