SYLVAIN TESSON

BIANCO

Nel cuore delle Alpi, dove la natura si svela in tutta la sua maestosità, Sylvain Tesson, insieme all’intrepido Daniel Du Lac e al fervente alpinista Philippe Rémoville, ha intrecciato il suo destino con le cime imponenti e le valli silenti. Attraverso quattro inverni, sono stati percorsi 1.600 chilometri, superando oltre 60.000 metri di dislivello sugli sci, da Mentone sulla costa francese fino a Trieste, attraversando Italia, Svizzera, Austria e Slovenia. Questa epopea alpina non è soltanto un’impresa fisica, ma un viaggio nella quintessenza della vita, dove il movimento diventa il battito del cuore dell’esistenza.

Il racconto di Tesson è una testimonianza di vita vissuta in movimento, una danza con il freddo, la fatica e la solitudine delle vette. Ogni giornata diventa una sfida, un incontro con la bellezza e il vuoto, con il silenzio della natura e il costante rumore interiore. I rifugi diventano non solo riparo dal freddo, ma scenari per incontri straordinari, con personaggi che trasmettono la storia e la magia di queste montagne. Dal canonico dell’ospizio del Gran San Bernardo al figlio dello studioso Jean Starobinski, ogni incontro aggiunge un tassello al mosaico di esperienze che arricchisce il viaggio.

L’autore ci offre uno sguardo sincero sull’esperienza umana nella montagna, dove l’uomo non migliora né si redime, ma porta con sé la sua umanità nelle altezze meravigliose. Non c’è posto per l’arroganza o la fittizia esaltazione. Tesson ci invita a guardare oltre, a vedere la montagna come specchio della nostra esistenza

SYLVAIN TESSON

SENTIERI NERI

Nel mondo frenetico in cui viviamo, intriso di tecnologia e urbanizzazione, l’idea di attraversare la Francia a piedi può sembrare un’impresa straordinaria. Ma per Sylvain Tesson, questa non è solo un’avventura fisica, ma anche una profonda ricerca interiore, una promessa nata nel letto di un ospedale dove il suo corpo si stava riprendendo da una caduta di otto metri.

Il libro che emerge da questa promessa, nato un anno dopo l’incidente, diventa una testimonianza straordinaria di resilienza e rinascita. Nonostante i chiodi nella schiena e una paralisi facciale, Tesson decide di abbandonare l’usuale percorso di riabilitazione e si mette in movimento. I ragazzini lo guardano con stupore, la sua bocca pende da un lato e un occhio sporge dall’orbita, ma la sua determinazione è inarrestabile.

Seguendo il precetto di Pessoa, “Della pianta dico ‘è una pianta’, Di me stesso dico ‘sono io’. E non dico nient’altro. Che altro c’è da dire?”, Tesson inizia un viaggio solitario dalla Provenza alla Normandia, percorrendo vie secondarie ignote ai più, sentieri neri che sembrano ingressi nascosti a un mondo sconosciuto.

Il suo cammino diventa un’osservazione attenta della natura, sottratta all’invadenza dell’urbanizzazione e alla presa della tecnologia. Attraverso le pagine del suo libro, la Francia di campagna emerge come un territorio carico di vitalità, anche se a tratti abbandonato. Tesson ascolta il silenzio degli insetti, scopre la voce degli animali nella notte e rifugge dagli uomini, trovando conforto nei segni e nei messaggi di coloro che hanno fatto scelte radicali, resistendo al tempo che fugge.

Ciò che accompagna Tesson in questo viaggio è il suo marchio di fabbrica: i libri. Philosofi, poeti, studiosi come Agamben e Jean Giono diventano compagni di viaggio che gli offrono l’opportunità di riflettere sulla vita, sulla morte e di riconquistare se stesso attraverso un farmaco faticoso ma efficace: camminare, leggere, ragionare. Aprirsi agli occhi nuovi, a un mondo che si svela solo quando si ha la pazienza di percorrerlo a piedi.

Attraverso le parole di Tesson, la sua avventura diventa un inno alla forza dell’animo umano e alla capacità di rinascere anche quando sembra che tutto sia perduto. La Francia, con i suoi paesaggi impervi e la sua profondità dimenticata, diventa il palcoscenico di una storia di rinascita personale che ispira chiunque si avventuri nelle pagine di questo libro a guardare oltre gli ostacoli e a trovare la forza di continuare a camminare, leggere, ragionare e, infine, di aprirsi agli occhi del mondo.