Vivere più a lungo, come nel caso delle donne rispetto agli uomini, ha rinforzato l’opinione che l’ammalarsi sia associato solo all’età che avanza, ma è proprio così? Non proprio, secondo gli autori di questo interessante studio (e tutto dedicato alle donne, da sottolineare) appena pubblicato su Nutritional Neuroscience. “Si pensa che le donne contraggano le patologie che hanno colpito gli uomini meno spesso o più tardi, resistendo più a lungo con malattie debilitanti”, ha affermato il professore Billy R. Hammond, dell’Università della Georgia (qui il link con il report universitario) e coautore dello studio. “In realtà, tra tutti i casi nel mondo di degenerazione maculare e di demenza, ben due terzi riguardano le donne. E proprio questo tipo di malattie che si prolungano nel tempo sono spesso quelle più suscettibili alla prevenzione attraverso lo stile di vita”.
Quando il genere influenza la salute
Gli autori della ricerca, attraverso l’analisi di studi precedenti, ha approfondito la situazione femminile in diverse condizioni, dalle malattie autoimmuni alla demenza. “Se si considerano tutte le malattie autoimmuni collettivamente, le donne rappresentano quasi l’80% (e gli uomini 20%, ovviamente). Quindi, a causa di questa vulnerabilità, collegata direttamente alla biologia, le donne hanno bisogno di cure preventive extra”, ha affermato Hammond.
Una delle ragioni di questa vulnerabilità ha a che fare con il modo in cui le donne immagazzinano nell’organismo le vitamine e i minerali. È noto che la percentuale di grasso corporeo sia fisiologicamente maggiore nelle donne rispetto agli uomini (fino a circa il 10% in più). Il grasso permette un maggiore assorbimento di alcune vitamine e minerali assunti con la dieta, creando una preziosa riserva di questa sostanze durante la gravidanza. L’ipotesi degli studiosi è che restando conservate nel grasso, queste sostanze diventino meno disponibili per la retina e il cervello, mettendo così le donne a maggior rischio di problemi degenerativi.
Alle donne servono più antiossidanti, ma non lo sanno
Andando sul pratico, esistono due carotenoidi specifici, la luteina e la zeaxantina che vanno a depositarsi nell’occhio e nel sistema nervoso proteggendo la retina dalla luce intensa e dalle patologie degenerative della vista. “Uomini e donne mangiano all’incirca la stessa quantità di questi carotenoidi nella dieta, tuttavia i requisiti per le donne sono molto più elevati”, puntualizza Hammond. “Le raccomandazioni dietetiche dovrebbero essere diverse, ma in genere non ci sono indicazioni distinte per uomini o donne per quei componenti che non sono direttamente collegati a malattie da carenza. Come accade per la vitamina C e lo scorbuto, il calcio e le ossa o il ferro e l’anemia.
Una tavola coloratissima
Va detto che l’obiettivo degli autori della ricerca non è stato affatto consigliare di integrare l’alimentazione con gli integratori, ma di assumere queste sostanze attraverso gli alimenti. Incoraggiando le donne a seguire un’alimentazione colorata, sana ricca di carotenoidi provenienti da frutta e verdura come anguria, albicocche, agrumi, pesche, carote, cavoli e broccoli, patate dolci, peperoni, pomodori, spinaci. Una dieta coloratissima che possa prevenire o ritardare la comparsa di problemi visivi o cognitivi.