Sarà colpa della genetica, l’inquinamento, i cambiamenti del clima, ma attualmente circa il 5 per cento degli italiani soffre d’asma (nel mondo gli asmatici sono 300 milioni, 30 milioni in Europa e 3 milioni nel nostro paese, secondo la Global Initiative for Asthma). Una mancanza d’aria che in primavera può diventare più acuta per chi è allergico ai pollini. Tra l’altro, c’è il rischio che le “stagioni allergiche” si allunghino e diventino più intense a causa dell’aumento delle temperature causato dai cambiamenti climatici, secondo una nuova ricerca dell’Università del Michigan appena pubblicata su Nature Communication. In effetti le allergie respiratorie indotte dai pollini stanno peggiorando con il cambiamento climatico: secondo gli studiosi entro la fine di questo secolo, le emissioni di pollini potrebbero iniziare 40 giorni in anticipo rispetto a quanto osservato tra il 1995 e il 2014. Chi soffre di allergie potrebbe accorgersi anche che il periodo critico si prolunga per una ventina di giorni.
Tutto ciò per dire che con gli anni a venire, tutti quei comportamenti che possono risultare utili per prevenire e alleviare l’asma, sia allergica o meno, diventeranno più importanti. E anche l’alimentazione potrebbe giocare un ruolo, come ho già ricordato in questo mio podcast dedicato al rapporto tra dieta e allergie primaverili.
Uno studio in rosa
Ma la qualità della dieta quotidiana può influire sulla qualità del respiro? Certamente l’obesità è ormai riconosciuta come un fattore di rischio per l’asma e per altri problemi dell’apparato respiratorio. Ma a prescindere dal peso, da tempo la ricerca scientifica sta cercando dei collegamenti tra cibo e asma, anche perché la terapia farmacologica non sempre riesce a controllare bene questo disturbo. Un fenomeno che riguarda moltissimo sia i bambini asmatici (vedi mio post su questo argomento) che gli adulti, specie dopo i 60 anni. Ancora di più se donne, non solo più colpite rispetto agli uomini (9,9% contro il 6,2%) ma anche in forme più intense. Non c’è perciò da stupirsi che gli autori di questa ricerca pubblicata sull’European Journal of Nutrition si siano concentrati solo sulla popolazione femminile con un’età media di 63 anni. I ricercatori hanno analizzato i dati provenienti da quasi 13 mila donne coinvolte in uno studio francese prospettico (Asthma-E3N study). In particolare, molte informazioni sono state date sulle abitudini alimentari, tanto che i ricercatori sono riusciti a formare dei gruppi a seconda della qualità della dieta. E chi mangiava in modo sano aveva un punteggio più elevato. In sintesi, le donne che consumavano più cereali integrali, legumi, frutta e verdura, e meno di una porzione al giorno di carne rossa e processata, mostravano la quantità minore di sintomi asmatici. Ad esempio, si riducevano notevolmente le probabilità (fino al 23%) di andare incontro a sintomi come respiro corto o affannoso, sia a riposo che sotto sforzo. (Tra l’altro, la dieta più sana è risultata associata a una ridotta assunzione di farmaci per malattie metaboliche, indice di migliore salute).
In conclusione, i risultati di questa analisi mostrano ancora una volta di quanto una dieta corretta possa mostrare un effetto preventivo e protettivo: e questa volta si tratta della prevenzione e di una migliore gestione dell’asma. Va però detto che ancora non sono stati capiti i meccanismi alla base di questa relazione, e quindi c’è bisogno di ulteriori passi da parte della ricerca. Con l’obiettivo futuro di essere in grado di proporre delle vere e proprie terapie nutrizionali per migliorare il respiro. Nel frattempo, gli asmatici hanno una ragione in più per seguire un’alimentazione salutare…