L’orticaria cronica è una condizione recidivante-remittente con un impatto significativo sulla qualità della vita. Clinicamente, la metà dei pazienti si presenta solo con pomfi cutanei, il 10% con angioedema e il 40% anche con lesioni individuali che durano classicamente ≤ 24 ore. Le attuali linee guida classificano l’orticaria come acuta vs cronica, in base a una durata inferiore o superiore a 6 settimane. Il problema è ulteriormente sotto classificato come spontaneo (nessun fattore scatenante specifico coinvolto) vs inducibile.

La prevalenza una tantum nella popolazione generale è stimata al 9% e ha un impatto significativo sulla qualità della vita dei pazienti.

L’eziologia dell’orticaria cronica non è ben compresa e la maggior parte dei casi è considerata idiopatica o dovuta ad autoreattività. I pazienti con orticaria cronica spesso chiedono modifiche alla dieta.

La ricerca
Ha indicato che specifici cambiamenti nella dieta possono essere utili in un sottogruppo di pazienti. Le reazioni immunologiche al cibo sono rare, ma i potenziali fattori scatenanti dell’orticaria cronica includono quelli osservati in determinati contesti, come nei pazienti con una storia di morsi di zecca, una storia di ingestione di pesce crudo o marinato o quelli con malattia celiaca. Anche le intolleranze alimentari non immunologiche possono contribuire, sebbene il meccanismo d’azione non sia ben compreso.

Prove di diete prive di pseudoallergeni e diete a basso contenuto di istamina hanno portato a una remissione parziale in un sottogruppo di pazienti, mentre i test di provocazione orale hanno confermato che alcuni pazienti manifestano un peggioramento dei sintomi dopo l’ingestione di additivi alimentari, pomodori, erbe, frutti di mare, alcol e altri alimenti.

È stata osservata anche una maggiore prevalenza di carenza di vitamina D nei pazienti con orticaria cronica rispetto ai controlli sani. Mentre gli antistaminici orali rimangono il cardine della terapia in caso di manifestazione di questa problematica dermatologica, l’educazione sui potenziali fattori dietetici può essere offerta a una selezione del gruppo di pazienti. Per coloro a rischio o che riportano sintomi indicativi di celiachia, carenza di vitamina D, reazioni ritardate alla carne di mammifero o esposizione a pesce crudo, si raccomanda un ulteriore esame. Sebbene l’educazione sulla modificazione della dieta possa essere offerta ad altri pazienti, questo approccio può beneficiare solo un sottoinsieme e non è disponibile alcun test per identificare questi pazienti. Potrebbero essere necessarie almeno 3 settimane per determinare la risposta e dovrebbero essere prese in considerazione solo diete specifiche che sono state studiate sistematicamente.

Joanna Jaros, Vivian Y. Shi e Rajani Katta ; 2020; 10(1): e2020004. Published online 2019 Dec 31. doi: 10.5826/dpc.1001a04.