Secondo una ricerca tedesca, le microalghe coltivate in sistemi chiusi e controllati possono diventare una fonte ecologica completamente vegetale degli acidi grassi omega 3, tra le sostanze più importanti per la nostra salute.

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Antinfiammatori, protettivi per la salute del cuore e del cervello… sono tantissime le virtù degli acidi grassi omega tre. Come è noto una delle fonti alimentari più completa di questa classe di acidi grassi è composta dal pesce e dagli alimenti marini in generale. Alghe comprese.

E proprio le microalghe potrebbero diventare una fonte alternativa di questi grassi. Al principio prese in considerazione come materia prima per i carburanti alternativi, ora le microalghe vengono studiate per l’alimentazione umana.

Va detto che le microalghe comunemente sono coltivate in stagni aperti in Asia, a rischio di potenziale contaminazione. Inoltre, alcune specie sarebbero più facili da coltivare in sistemi chiusi, i cosiddetti fotobioreattori. E sono proprio queste ultime, coltivate in Germania, ad essere state esaminate in una ricerca tedesca pubblicata in estate sul Journal of Applied Phycology. I risultati hanno mostrato che – a parità di produzione di omega tre – l’impatto ambientale delle alghe era inferiore a quello della produzione ittica.

Un vantaggio della coltivazione delle alghe, ad esempio, è il suo basso consumo di terra e si possono usare anche terreni sterili. Al contrario, sia gli stagni aperti che la coltivazione di mangimi per l’acquacoltura richiedono aree molto vaste di terreno. In particolare, le specie ittiche popolari in Germania, come il salmone e il pangasio, sono prodotte principalmente attraverso l’acquacoltura e quindi sottopongono l’ambiente a una notevole pressione. Queste le conclusioni dei ricercatori: “Le microalghe non possono sostituire completamente il pesce come fonte alimentare, ma se diventassero un cibo comune, sarebbero un’altra eccellente fonte ecologica di acidi grassi omega 3 a catena lunga”.

FONTE: CUCINA NATURALE