“Gli italiani non si libereranno del fascismo per non averlo processato” è stata questa frase di Denis Mack Smith, il più competente tra gli analisti della recente storia d’Italia, a spinto Giovanni Clerici a scrivere Mussolini: l’ultima notte (Rizzoli 2007). Tra i tanti i testi che, negli ultimi anni, sono stati dedicati al duce nessuno si è soffermato sui momenti che hanno preceduto la sua fucilazione. Giovanni Clerici, invece, si focalizza proprio sulle ultime ore di vita di Benito Mussolini. L’autore, che ha vissuto in una villa a pochi chilometri dal luogo in cui il duce venne assassinato, si cimenta in una libera interpretazione sulle ore che precedettero la morte di un uomo che, privato del suo potere, si rifugia nel ricordo della sua vita. Gli anni vissuti da rivoluzionario, la propaganda interventista alla vigilia della Prima guerra mondiale, la marcia su Roma, il delitto Matteotti, la conquista dell’impero e la catastrofe della sconfitta a fianco dei tedeschi. Davanti a lui, in una sola notte, sfilano tutti i personaggi che hanno fatto parte della sua vita; dagli avversari politici alle donne che ha amato. Claretta Petacci, che morirà con lui quella notte, Margherita Sarfatti, la moglie Rachele e sua figlia Edda. Il talento narrativo di Clerici, quindi, non dà vita ad un saggio storico ma ad una drammatica rappresentazione, venata di grottesca follia, di una tragedia italiana.