È la tesi di uno studio statunitense realizzato dagli esperti dell’università di Chicago, coordinati da Robert Wilson. Gli scienziati hanno studiato più di 600 persone tra i 54 ed i 100 anni, seguendone lo salute e il senso dell’olfatto per 5 anni. I volontari sono stati ripetutamente sottoposti a test in cui dovevano riconoscere 12 odori di tutti i giorni, da quelli della frutta a quello del dentifricio, nonché a 21 test diversi sulle loro capacità cognitive.
Circa un terzo degli esaminati ha sviluppato nel tempo problemi sia pure leggeri di memoria e di capacità di concentrazione. Ma il risultato più chiaro si è mostrato tra i volontari che hanno sbagliato almeno quattro tipi di odore: il loro rischio di manifestare danni a livelli cognitivo e di progressione verso l’Alzheimer vero e proprio è risultato più alto del 50%.