Da “Good Morning, Vietnam”, la commedia ambientata durante la guerra a “Sesso e potere”, satira sull’attualità, i film del regista premiato con l’Oscar BARRY LEVINSON traggono spesso il loro potente umorismo da una fonte inesauribile: la politica. Infatti, nel corso della sua carriera di regista, Levinson ha analizzato e raccontato decisioni e inganni dei nostri politici…aiutando gli elettori carichi di sensi di colpa a ridere davanti alle conseguenze di tante scelte politiche sbagliate compiute dai leader da loro stessi votati.
E adesso, con la sua ultima commedia, il regista-sceneggiatore ci pone di fronte ad un ipotetico scenario, che alla luce dei fatti più recenti non sembra affatto cosi assurdo o campato in aria: che cosa succederebbe se un errore di calcolo commesso da un computer portasse alla Casa Bianca uno degli uomini più divertenti della nazione? Ed è per tentare di rispondere a questa domanda, che l’attore premiato con l’Oscar Robin Williams, è tornato a lavorare con il regista.
Nel suo ultimo film, Levinson esplora le similitudini e i punti di incontro tra la politica americana e gli eventi della cultura pop dell’ultimo decennio, con astuti lottatori di professione e muscolose star cinematografiche che all’improvviso si trasferiscono nelle ville dei governatori mentre milioni di Americani si vedono propinare le notizie della sera da spiritosi conduttori di talk show che le infarciscono di battute e non più dai severi e rigidi giornalisti del passato. In L’uomo dell’Anno, il regista ha messo insieme un cast fatto di attori che condividono con lui l’opinione che in un paese sempre più dominato dai media, il confine tra intrattenimento e politica è sempre più sfocato ed indistinto. Con il suo inconfondibile e inimitabile umorismo tagliente, Robin Williams interpreta il ruolo di Tom Dobbs, un uomo che ha fatto carriera in televisione prendendo in giro i politici e facendosi portavoce di una nazione esasperata. Nel corso del suo talk show quotidiano, racconta barzellette su un sistema politico in caduta libera…fino al giorno in cui ha un’idea veramente brillante e divertente: candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti!
Per il regista-sceneggiatore Barry Levinson, tutto è cominciato dalla clamorosa cantonata che ha sconvolto le elezioni presidenziali del 2004: un errore nella macchina elettronica per le votazioni. Commenta Levinson: “Dopo le elezioni ci siamo posti tante domande sulle macchine elettroniche per il voto usate dell’Ohio e negli altri stati, chiedendoci soprattutto se fossero attaccabili dagli “hackers” oppure no. Il dibattito e le riflessioni scaturite da quelle elezioni mi sono sembrati un ottimo punto di partenza per la mia nuova sceneggiatura”. “Il punto fondamentale di questo film è che non parla di liberali e conservatori, di Democratici o di Repubblicani,” continua Levinson. “Il punto chiave del film è che c’é qualcosa di sbagliato in un sistema se la gente comincia a sentirsi lontana anni luce e non rappresentata dai politici che ha votato”.