Streetwear e couture sono due termini opposti. Il primo indica qualcosa che parte dal basso, l’uso e il riuso di oggetti che erano nati con una funzione precisa ma che cambiano strada. L’esempio tipico sono i jeans: da abbigliamento da lavoro a icona del vestire. Ma anche tutto ciò che viene dal mondo dell sport e diventa quotidiano è considerato streetwear. E tutto ciò che è street è generalmente povero e non ha dietro un designer nel senso proprio del termine.
Couture invece è una parola che esce dai dorati saloni settecenteschi di Parigi. In realtà vuol dire cucitura, ma nella sostanza indica un approccio alla moda lussuoso, fatto su misura. Riporta alla mente i nomi di Dior e di Saint Laurent. Nel 2012 questi due approcci radicalmente opposti si mescolano ogni giorno nelle strade e, sotto i nostri occhi, prende vita un vero e proprio compromesso storico che porta verso l’innovazione.
Il cappotto, per esempio, rappresenta una delle grandi rivoluzioni nell’abbigliamento dell’Ottocento. Non perchè sia stato inventato in quel periodo, ma perché in quel momento è diventato un segno distintivo della classe borghese dominante. Infatti è un capo che arriva dall’alto e che ancora oggi denota distinzione in chi lo indossa. Pur di derivazione maschile, il cappotto è capace di attrarre stuoli di donne al suo cospetto. Questo perchè è uno strumento duttile che può essere declinato in milioni di modi.
Perfette con questo capo la decolletè Milli di Scholl: elegante, grazie ai preziosi dettagli in vernice e pratica per l’inserto elastico posto sul collo del piede. Non solo. Milli è comodissima perchè lo speciale plantare (tecnologia Scholl Memory Cushion® ), ridistribuisce la pressione su tutta la pianta del piede. Forse non tutti sanno che fu Chanel e Raymond Massaro che lanciarono sul mercato una décolleté col tacco basso. Tendenza ripresa negli anni ’80 e ’90, quando lo stile di vita delle donne lavoratrici esigeva una scarpa elegante ma comoda. Proprio come Milli.