Sarà in scena al Teatro Eliseo dal 18 al 30 marzo 2014 lo spettacolo Oscura Immensità tratto dal romanzo “L’oscura immensità della morte” di Massimo Carlotto. Protagonisti: Giulio Scarpati (Silvano Contin) e Claudio Casadio (Raffaello Beggiato). Regia di Alessandro Gassmann.
Note di regia
Il lavoro svolto in queste stagioni teatrali alla direzione del Teatro Stabile del Veneto, orientato alla valorizzazione della drammaturgia contemporanea e al rinnovamento del linguaggio teatrale, ha ottenuto risultati molto incoraggianti. Spettacoli di autori come Vitaliano Trevisan, Tiziano Scarpa, hanno riscosso ottimi consensi e critiche favorevoli, confermando così la bontà delle nostre scelte, sia produttive che programmatiche, indirizzate verso una pluralità di scritture di teatro contemporaneo.
In sintonia con questo orientamento ed anche per la mia personale ammirazione nei confronti di Massimo Carlotto, ho accolto con favore la sollecitazione dell’Accademia Perduta Romagna Teatro – Teatro Stabile d’Innovazione di co-produrre uno spettacolo tratto dal suo romanzo “L’oscura immensità della morte” e di curarne la regia.
Con un linguaggio incisivo, essenziale, crudo e un ritmo dell’azione serrato e coinvolgente, l’autore racconta un tragico fatto di cronaca, avvenuto nella provincia del nord-est italiano, mettendo a confronto vittima e carnefice, entrambi lacerati da rispettivi drammi personali.
Felice circostanza è stata l’individuazione e l’adesione da parte dei due attori, le cui caratteristiche così diverse si adattano perfettamente alle psicologie dei protagonisti: Giulio Scarpati, che ho sempre apprezzato nei suoi lavori teatrali e che in questa operazione potrà far uso di inconsuete corde drammatiche e Claudio Casadio, del quale ho ammirato la splendida interpretazione nel film “L’uomo che verrà”, che si servirà del suo carattere romagnolo per conferire maggiore naturalezza, incisività e verità al personaggio creato da Massimo Carlotto.
Con questo originale noir potrò così continuare quel percorso artistico, iniziato con ”Roman e il suo cucciolo”, che indaga, con sguardo neutrale e inquietante, tra le pieghe di un’umanità senza speranza. Un limbo esistenziale dove il confine tra bene e male non è perfettamente tracciato, ma è solo una sottile linea destinata a far sì che i ruoli si possano invertire, che le vittime possano diventare carnefici e i carnefici vittime.
Uno stimolo a riflettere sul lato tragico dell’esistenza, sui rapporti fra gli uomini e su quegli avvenimenti che a volte possono segnare la loro vita in modo irreversibile.
Novembre 2012 – Alessandro Gassmann