La crisi globale e la contrazione dei redditi pro capite, non sembrano fermare il consumo della regina della tavola almeno secondo quanto sostenuto dall’Aidepi, l’associazione delle industrie del dolce e della pasta italiane a Città del Messico in occasione di un incontro sul tema “Pasta, cibo del futuro” per il “World Pasta Day”, che ha visto tutti assieme riuniti nei giorni scorsi gli Stati generali rappresentati dall’International Pasta Organization (IPO). Che sia il cibo del presente è certo perchè tutti gli indicatori segnano dati positivi, compreso quello dell’export che segna un +7,8% solo nei primi sette mesi dell’anno, con i mercati esteri che assorbono oltre il 53% della produzione nazionale. Mentre i consumi nazionali di pasta secca, si sono mantenuti stabili negli ultimi anni.Ma il posto da vera regina spetta alla pasta italiana. Secondo l’Aidepi, la pastanazionale si è confermata per l’anno passato leader incontrastata nel mondo con una produzione di 3.300 milioni di tonnellate, seguita a distanza da Stati Uniti, Brasile e Russia. Per le esportazioni italiane, l’Unione Europea è il mercato più importante, che segna però un aumento (7,1%) di poco inferiore rispetto a quello globale. Per quanto riguarda i singoli paesi UE che registrano dati di crescita superiori alla media, si segnalano il Regno Unito (+9,8%) a seguire la Germania (+ 8,4%) e poi la Francia (+ 7,4%). Mentre verso la Norvegia c’è un vero e proprio boom dell’esportazioni (+28,7%).Sempre restando in Europa, ma nell’area extra UE, particolarmente rilevante è l’aumento del commercio estero verso la Svizzera (+10,3%) e la Russia (+23,7%).Al primo posto però tra i paesi importatori al di fuori del Vecchio Continente vi sono gli Stati Uniti che nei primi sette mesi del 2012 evidenziano un aumento del 20,8%. Ma la crescita dell’export riguarda anche l’Asia con un +11,4% a livello globale con la Cina che fa la parte del leone avendo visto quasi raddoppiare l’importazione di pasta italiana nei primi 7 mesi dell’anno in corso. Anche l’India, costituisce un mercato interessante in prospettiva avendo importato il 13% in più di pasta nostrana.