Una carriera durata mezzo secolo e costernata di grandi successi. Questa l’eredità che Hubbard lascia alla musica di tutto il mondo. L’artista è morto ieri allo Sherman Oaks Hospital, a distanza di un mese dall’infarto cardiaco che aveva subito. A precisarlo è il suo manager, Don Lucoff.Un figura influente quella di Hubbard, celebre per lo stile così deciso e personale e per la natura hard pop dalle sfumature free jazz della sua musica. Ma anche per quel Grammy Award del 1971 ottenuto con l’album “First Light”. La sua carriera inizia nel 1958, due anni dopo l’arrivo a New York dalla nativa Indianapolis, quando stupisce e conquista i circoli jazz con “Open Sesame”. E gli anni a seguire diventano decisivi per la sua formazione: suona con John Coltrane, Ornette Coleman, Oliver Nelson in “Blues and the Abstract Truth”, incide con la Blue Note (che vanta al sax alto James Spaulding) ed entra nei Jazz Messengers di Art Blakey.Il successo mondiale arriva, però, con “Red Clay” e “Straight Life”, 2 album storici, ma da questo momento la sua carriera si alterna tra alti e bassi, specie quando incide una serie di dischi fallimentari con la Columbia. A sancire definitivamente la fine delle esecuzioni brillanti con la tromba è l’infezione di una ferita alle labbra. Così, dal 1993 si dedica solo al flicorno.