L’esposizione romana “Picasso 1917-1937. L’Arlecchino dell’arte” sarà “la mostra” che “lascerà un segno nella produzione culturale della città”: ha dichiarato il Sottosegretario ai Beni Culturali, Francesco Giro, durante la conferenza stampa per la presentazione dell’atteso evento, dove era presente anche il nipote dell’artista, Bernard Picasso, ricordando l’affetto del nonno, oltre alla sua genialità. La rilevante mostra esporrà ben 180 opere, tra oli, opere su carta e sculture, concesse in prestito dalla famiglia del genio artistico, da privati e dai più rinomati musei del mondo: emblematici sono “Il classico Arlecchino”  (Ritratto di Léonice Massine) del 1917, proveniente da Barcellona, “Lo splendido Arlecchino suonatore cubista” del 1924 (avuto dalla National Gallery of Art, Washington D.C.), “L’Arlecchino astrattista” del 1927 (prestato dal Metropolitan Museum di New York) e “La Testa di Arlecchino surrealista”.

Il personaggio della commedia dell’arte era, infatti, il soggetto preferito da Picasso, ritratto in svariati modi e stili: una metafora perfetta per la personalità dell’artista spagnolo. Il curatore della mostra, professore di Storia dell’Arte a Princeton, Yve-Alain Bois, ha quindi precisato: “Secondo la tradizione, Arlecchino può essere qualsiasi cosa desideri, elude e aggira le regole, sfoderando ogni volta un’identità completamente inaspettata. Anche Picasso era così”, spiegando che “Come Arlecchino, Picasso poteva diventare un artista diverso in un istante, giorno, oppure mese; trasformarsi in pittore cubista, neo classico, astrattista oppure espressionista in una sorta di dongiovannismo stilistico”, proprio come egli era stato definito.

L’Assessore alla Cultura della capitale, Umberto Croppi, ha invece posto l’enfasi su “come la città abbia influenzato tanti artisti” compreso il genio spagnolo, dato che Roma ebbe un ruolo speciale anche nella vita artistica e privata di Picasso: l’esposizione, incentrata sul ventennio dal 1917 al 1937, periodo tra i due conflitti mondiali, rievoca proprio la primavera passata dall’artista a Roma, dal 17 febbraio al 2 maggio del 1917, fino all’anno di nascita, durante la Guerra Civile, del celebre capolavoro “Guernica”, esposto a Madrid.